Fano (PU) – Il frate c’è, o meglio, c’è una bara nel quale si presume siano riposti i suoi resti. Il mistero di fine estate fanese sta assumendo risvolti sempre più intriganti e ora di mezzo c’è anche la magistratura. Sì perché ieri sera introno alle 21, dopo che gli operai hanno abbattuto il muro che nascondeva un’intercapedine trovando una bara di zinco, il magistrato Maria Letizia Fucci ha sequestrato la stanza all’interno della Chiesa di Santa Maria Nuova dove è stato effettuato il ritrovamento.
All’interno della bara, collocata in quel punto presumibilmente alla fine degli anni 50, dovrebbe essere il Beato Antonio da Fano come indicato dall’ex priore del convento di Santa Maria Nuova, padre Silvano Bracci, la cui segnalazione ha dato il via a tutta questa storia. “L’articolo 5 del regolamento di polizia mortuaria – ha comunicato oggi il vicesindaco e assessore alla Polizia Cimiteriale, Cristian Fanesi – prevede che in caso di presunto ritrovamento di un cadavere venga avvertita la magistratura. A questo punto attendiamo l’iter procedurale e solo dopo aver avuto le autorizzazioni potremmo aprire la bara e scoprire se effettivamente al suo interno c’è Padre Antonio”.
La bara è stata ritrovata adagiata in senso orizzontale e tutto lascia pensare che sia stata collocata lì durante gli ultimi lavori effettuati nella chiesa alla fine degli anni 50. “E’ stata una sorpresa – hanno detto lo stesso Fanesi insieme agli assessori Caterina Del Bianco e Sara Cucchiarini e al dirigente dell’Urbanistica Adriano Giangolini – che va ad arricchire ulteriormente la storia della città di Fano e che documenteremo passo passo per renderla nota alla cittadinanza”. Alle operazioni di abbattimento del muro che hanno portato al ritrovamento oltre alla ditta Kennedy srl che sta realizzando i lavori, hanno assistito l’assessore Cristian Fanesi, il dirigente Adriano Giangolini, la responsabile del settore archeologico della Soprintendenza di Ancona Raffaella Ciuccarelli e il padre provinciale dell’ordine francescano padre Ferdinando Campana.