Fano (PU) – “La nostra scelta è stata obbligata”. Alberto Paccapelo, dirigente della Provincia che ha progettato la ciclabile Fano-Pesaro, sostiene che sul posizionamento dell’impianto di illuminazione, nel tratto fanese, non si poteva fare diversamente. Tanti i fruitori della ciclabile che hanno lamentato la pericolosità dei lampioni all’interno della carreggiata. L’Aset, società che ha effettuato i lavori, ha comunicato di essersi attenuta al progetto redatto dalla Provincia.
Quest’ultima, attraverso il dirigente Alberto Paccapelo, dice che la soluzione che è stata applicata era l’unica possibile. “Volevamo posizionare i montanti nella parte opposta al lato ferrovia – spiega Paccapelo -, ma il decreto del Presidente della Repubblica 753 del 1980 proibisce di collocare sorgenti luminose in punti che possono ostacolare la visuale dei macchinisti ferroviari”. Abortita l’ipotesi, Paccapelo ha pensato di “sistemare la linea di posizionamento a ridosso della recinzione ferroviaria. In questo caso però sarebbe stato necessario abbattere la fondazione del muro delle Ferrovie dello Statola la cui autorizzazione ci è stata negata dalle stesse Ferrovie. Alla fine, dopo questa lunga fase di studi, abbiamo convenuto di piazzare i pali vicino al confine della carreggiata. Purtroppo durante il periodo estivo, quando i bagnanti appoggiano i propri cicli sulla ringhiera ferroviaria, numerosi manubri sporgono oltre i limiti creando degli ostacoli per i ciclisti che viaggiano ad alta velocità. Logico che se avessimo potuto fare diversamente lo avremmo fatto”.
Il dirigente della Provincia Paccapelo ci tiene ad una precisazione: “La volontà di dotare quel tratto ciclabile con l’illuminazione è solamente uno scrupolo in più che abbiamo avuto. Questo perché in Italia la legge non prevede che nelle piste ciclabili extraurbane ci siano punti luminosi così come nelle strade extraurbane. Se un ciclista va sulla Fano-Pesaro durante la notte deve avere i fanali e deve prestare attenzione”.