Fano (PU) – Non riusciva più a saldare il debito con il suo grossista di fiducia perché utilizzava più cocaina di quella che riusciva a vendere. Alla fine si è infilato in un tunnel fatto di pressioni, minacce e violenza che lo hanno spinto ad autodenunciarsi ai carabinieri per salvarsi la vita.
Una vicenda da film quella che si è svolta a Fano e nell’entroterra nei mesi scorsi e che si è conclusa ieri con l’arresto dell’ultimo componente di un giro di spaccio che riforniva di cocaina numerosi pusher locali. Protagonisti dell’arresto i carabinieri di Fano, Fossombrone, Colli al Metauro e il nucleo cinofilo di Pesaro. L’operazione, denominata Pitbull come da soprannome del capo del gruppo in questione, è iniziata nel dicembre del 2017, quando i militari con l’operazione “Circoli Viziosi”, avevano inferto un duro colpo allo spaccio di Fossombrone e della Valle del Metauro. Da qui, nel corso delle indagini era emerso il nome di L. L. 24 fanese residente a Rosciano, incline alla violenza (da qui il soprannome Pitbull), poiché militante in un gruppo di skinhead della zona. L.L. era il grossista di fiducia di un pusher coetaneo il quale vendeva la coca al dettaglio su tutta la Valle del Metauro.
Il continuo consumo di stupefacente di quest’ultimo, in breve tempo ha fatto si che iniziasse a consumare più droga di quella che avrebbe potuto a vendere, accumulando un debito di svariate migliaia di euro. In un primo momento, visto l’amicizia tra grossista e venditore al dettaglio il fatto non aveva creato grandi problemi fino alla rottura. All’ennesima richiesta di pagamento da parte del Pitbull, controbattuta dall’ennesima scusa, i rapporti tra i due si sono fatti tesi tanto che il debitore aveva deciso di trasferirsi in nord Italia, conoscendo le abitudini violente di L.L.. Poco tempo dopo, il giovane debitore, tramite un amico di infanzia in comune, è riuscito ad ottenere un incontro chiarificatore con il Pitbull. Presentatosi nel luogo dell’incontro, alla “Cittadella di Fossombrone”, si è trovato difronte non solo L.L. ma altri 4 gregari che lo hanno prima immobilizzato, poi con il calcio di un grosso revolver lo hanno colpito alla testa e infine gli hanno puntato la pistola in faccia minacciandolo di morte se non avesse pagato da li a breve tutti i suoi debiti.
Avendo capito la gravità della situazione, il piccolo pusher ha deciso di autodenunciarsi ai carabinieri i quali, forti anche dei racconti di quest’ultimo, hanno subito avviato le indagini tramite il sostituto procuratore della Repubblica di Urbino Irene Lilliu. In poco tempo sono emersi numero indizi di colpevolezza nei confronti di L.L. tra cui il possesso di una spada medievale, il presunto revolver in questione, delle manette, un tirapugni, 1500 euro in contanti, un Rolex e una partita di cocaina di un etto destinata a due fratelli gemelli R.N e R.M, fermati al lido di Fano e denunciati. Nell’ambito dell’operazione i militari hanno anche arrestato B.M. 30enne di Cartoceto, S.N. 28enne di Viserba, quest’ultimo rintracciato nella giornata di ieri a Rimini. Nell’operazione sono stati coinvolti 23 carabinieri e sono stati eseguiti anche 6 decreti di perquisizione. Particolari le parole del G.I.P. Vito Laurino che ha emesso l’ordinanza dichiarando che le caratteristiche del gruppo lambivano il metodo mafioso con una vena di balordaggine.