Fano (PU) – Il Comitato Referendario sul digestore anaerobico torna alla carica sull’argomento, per chiedere un dibattito sull’argomento e soprattutto ribadire la propria volontà di fare un Referendum sul futuro della gestione dei rifiuti. “I dati dello studio di Nomisma commissionato da ASET – scrivono in una nota i membri del Comitato – ci dicono che ASET raccoglie 21.000 Ton di Forsu (11.000 organico e 10.000 verde) e Marche Multiservizi raccoglie 25.000 Ton di Forsu (13.000 organico e 12.000 verde), per un totale di 46.000 Tonnellate. Perché realizzare un digestore anaerobico di 60.000/70.000 Ton. che può essere ampliato a 100.000 ton di rifiuti organici/verde?.
Anche nel convegno di Legambiente nessuna risposta, nessun dato scientifico, nessun sito indicato, nessuna tecnologia alternativa, insomma nessun dato scientifico e indipendente come annunciato. Il Comitato Referendario non dice solo NO al digestore anerobico, chiede che ci sia un dibattito democratico e serio, chiede un referendum sul futuro della gestione dei Rifiuti, perché ci sono alternative allo smaltimento dell’organico con ottimi risultati”. “Ad esempio nella vicina San Marino, il governo locale ha scelto di realizzare impianti a basso impatto ambientale attraverso il compostaggio Aerobico. L’impianto aerobico è il processo di degrado dell’organico più diffuso in natura, perciò il compostaggio ha sicuramente minori impatti sull’ambiente: non richiede consumo di energia; non richiede volumi di acqua; non genera grosse concentrazioni di gas serra; non ha impatti sulla salute umana e animale.
Un impianto aerobico è molto facile da modulare e rendere diffuso sul territorio e si può adattare alle reali esigenze di ogni comunità che avrà una diversa produzione mensile di rifiuti. Inoltre un impianto aerobico non richiede grossi investimenti. Il compostaggio aerobico non beneficia degli incentivi statali sulla produzione di biometano, che costituiscono il vero fine della realizzazioni degli impianti a digestione anaerobica. Con la tecnologia aerobica è possibile eliminare due grandi rischi di impatto ambientale dei digestori anaerobici: i possibili gli sversamenti di percolato e gli odori, che continuano ad essere il punto debole del digestore anaerobico. Per il fabbisogno della gestione Aset, per 11 comuni serviti, basterebbe un decimo dell’investimento stimato da Nomisma per la realizzazione del digestore anaerobico a Bellocchi o Falcineto. Il Comitato propone una visita agli impianti di San Marino e di valutare questa alternativa o altre possibili alternative ecocompatibili al digestore anaerobico”.