Fano (PU) – Ecco l’intervento del Vescovo Armando all’incontro “Generazioni in ecstasy. La comunicazione distorta del pericolo” tenutosi venerdì 18 settembre allo Chalet del Mar.
“Lavorare sull’uomo, per renderlo sempre più attento e responsabile, capace di analizzare correttamente la realtà e desideroso di migliorarla con il suo contributo è il primo e fondamentale compito se si vuole uscire dalle crisi”.
“Questo sembra un compito a cui la nostra società nel suo complesso ha rinunciato, quasi che il miglioramento dell’uomo sia per principio impossibile. Quando ci si trova di fronte a un problema, cerchiamo i rimedi che tamponino le falle, ma ci guardiamo bene dall’operare sull’uomo – cioè su noi stessi, per rendere più matura la nostra libertà, più viva la responsabilità.
Esempio. C’è una diffusione abnorme di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina. Bene; come rispondiamo? Cercando antidoti e rimedi chimici che permettano di controllare gli effetti delle droghe e garantiscano un’esistenza sociale non troppo distruttiva. In realtà il consumo di droga è il segno di una malattia interiore, di una malattia del cuore, dei sentimenti, della libertà”.
“Se non lavoreremo su queste cause per superarle, ogni rimedio sarà illusorio. Cancelleremo per un po’ gli effetti più negativi della droga, ma non faremo che nascondere il problema; come chi intonaca la crepa perchè non si veda ma non ripara il muro. Il cuore malato cercherà, inventerà altri modi per esprimere il suo disagio e dovremmo correre affannosamente per tamponare altri comportamenti devianti senza arrivare mai a una vera guarigione”.
“Ho preso l’esempio della droga perchè è quello più evidente. Ma in questo campo si svela un meccanismo che è all’opera in molti campi. La libertà del singolo, si dice, è inviolabile; quindi se il singolo vuole provare sensazioni nuove e forti, se non vuole assumersi responsabilità verso gli altri, questo riguarda unicamente lui. Noi possiamo solo cercare di impedire (o diminuire) le conseguenze che un comportamento deviante potrebbe avere sulla convivenza civile”.
“Non è questo l’atteggiamento giusto; è in realtà una forma di cinismo mascherata da rispetto per la libertà della persona. L’uomo è fatto per essere umano; ed essere umano significa essere intelligente, non stupido; buono e non cattivo, responsabile e non irresponsabile. Che uno possa essere felice nella stupidità o nella cattiveria è illusione che solo una pesante e menzognera pressione mediatica riesce a far credere. Pensiamo in questo modo di rendere la vita più facile; in realtà la rendiamo solo indegna dell’uomo”.
“La società funziona solo se coloro che la costituiscono sono umani nei loro sentimenti, nelle loro scelte e comportamenti”.