Fano (PU) – “Eni ha ancora intenzione di abbandonare il nostro paese, concentrando l’attività solo sull’esportazione di gas e di petrolio. Un rischio gravissimo perchè tutte le attività e professionalità esistenti che non rientrano in questo perimetro, rischiano lo smantellamento, con gravi ripercussioni sul piano dell’occupazione”. Gridando queste parole e con bandiere Cisl e Cgil al vento, questa mattina, i sindacati e i dipendenti di Saipem e Syndial hanno occupato, pacificamente, lo spazio di fronte alla sede fanese di via Toniolo. Grande preoccupazione quella che circola nei membri delle due sigle sindacali e nei dipendenti a seguito della presentazione del piano industriale di Eni, che ha gettato seri dubbi, secondo i dimostranti, sul futuro della multinazionale sul territorio italiano. “Il piano industriale – spiega Giorgio Marzoli, segretario generale Filctem, Cgil di Pesaro e Urbino – doveva darci delle rassicurazioni. Purtroppo è accaduto il contrario. Le scelte espresse da Eni, sono un chiaro segnale che la multinazionale si concentrerà su gas e petrolio ed in maniera preponderante all’estero, cedendo tutte le altre attività con ripercussioni non solo sui dipendenti che perderanno il lavoro ma anche sulla politica energetica, la chimica, l’esplorazione, la produzione e distribuzione di idrocarburi in Italia”. Alla preoccupazione del rappresentante Cgil si aggiungono quella del segretario generale, regionale Femca Cisl Piero Francia e della responsabile locale Grazia Santini che sottolineano: “Eni in questo momento investe circa 6 miliardi di euro in territorio italiano. Oltre al rischio del licenziamento per i 1200 dipendenti fanesi, il pericolo è anche che queste risorse non vengano più investite. Un ramo aziendale è già stato venduto e proseguendo secondo la linea del piano industriale, altri rami verranno ceduti o delocalizzati. Ci avevano rassicurato dicendoci che sarebbero rimasti sul territorio, ma così facendo si arriverà, pezzo dopo pezzo, allo smantellamento”.