Fano (PU) – “Ci accusano di voler fare una guerra contro la Carnevalesca come se ci fossero fazioni opposte che perseguono obiettivi diversi ma in realtà l’Associazione Carristi Fanesi è mossa da intenti assolutamente pacifici e collaborativi. Se proprio si vuol parlare di battaglie, la nostra è una battaglia di passione, di sacrificio, di tradizione e di trasmissione culturale che ci porta ad amare il Carnevale e a considerarlo la manifestazione più importante della città”. Ad intervenire è l’Associazione Carristi Fanesi.
“Sono anni che puntualmente presentiamo idee e progetti con lo scopo di migliorarne la qualità ed ampliare la visione generale; abbiamo messo a disposizione dell’Amministrazione e dell’Ente Carnevalesca la nostra esperienza pluriennale, le nostre competenze e creatività ma non siamo mai riusciti ad avere un confronto produttivo con chi finanzia ed organizza il Carnevale. La nostra è dunque una ‘lotta’ per conquistare un po’ di dignità”.
“Nei vari corsi di cartapesta che abbiamo organizzato sono stati formati una quarantina di giovani operatori carristi; purtroppo siamo riusciti a coinvolgerne operativamente solo pochi: la maggior parte dei giovani, anche quelli maggiormente dotati, sono stati costretti ad abbandonare l’associazione non trovando spazi concreti di operatività”.
“In questo modo si rischia di perdere completamente la tradizione ‘dell’arte della cartapesta’. I giovani hanno bisogno di potersi esprimere e di dar forma alla loro fantasia e creatività. Purtroppo negli ultimi anni non ci sono state le condizioni per costruire nuovi carri; dobbiamo “accontentarci” di ripulire e nel migliore dei casi ripristinare vecchi carri che ormai da anni sfilano lungo il corso mascherato. Noi siamo fermamente convinti che i carri siano il cuore vero del Carnevale che insieme al getto e alla luminaria ne fanno una manifestazione unica e originale in tutta Italia”.
“Il Carnevale non può essere solo coriandoli e cioccolate ma è dalla qualità dei carri che si sviluppa e si migliora tutta la manifestazione; naturalmente non ci sono solo i carri, si parla di mascherate, di coinvolgimento popolare e di eventi collaterali di maggior spessore culturale che diventano anche proposte per lo sviluppo turistico ed economico della città”.
“Siamo stanchi di essere trattati come l’ultima ruota del carro, come semplice manovalanza che deve eseguire ordini di lavoro che limitano le nostre idee progettuali e che ci costringono a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza e di grande responsabilità. Chiediamo di poter dire la nostra in un tavolo di progettazione che possa valutare in modo serio le nostre proposte e che ci dia un po’ di quella dignità e di considerazione che ci sentiamo assolutamente privata dalle decisioni unilaterali dell’ente organizzatore”.