Fano (PU) – Da soli non si va da nessuna parte. E’ stata questa la frase più ripetuta durante “La memoria grata per riaccendere la speranza”, la serata organizzata ieri dall’amministrazione comunale e dalla Diocesi per rendere omaggio a tutte le persone che hanno perso la vita a causa del Coronavirus ma anche per dare un conforto alle famiglie, che non hanno potuto salutare i propri cari e per ringraziare medici, volontari e forze dell’ordine che sono stati in prima linea per settimane e settimane.
Di fronte al pubblico sparpagliato della Rocca Malatestiana, seduto nel rispetto delle distanze e non assiepato come solito vedersi, segno anche questo del periodo appena trascorso, si sono succedute le testimonianze di Alice, ragazza fanese cui il virus ha portato via il nonno e di Giuliano Talamelli che il virus lo ha sconfitto ma che con la voce rotta dall’emozione ha ammesso che in più di una circostanza ha pensato di non farcela.
Emozione e occhi gonfi di lacrime anche tra il pubblico che non ha potuto restare indifferente all’aneddoto riportato dalla dottoressa Maria Capalbo, direttrice dell’azienda ospedaliera Marche Nord, che salutando Donatella, moglie del compianto dottor Carlo Amodio, ha commosso la platea raccontando la richiesta che lo stesso dottore ha fatto a due infermiere poco prima di esalare l’ultimo respiro: “Dite alla mia famiglia che l’amo”, richiesta che ha fatto il paio con quella della moglie che impossibilitata a recarsi in ospedale dal marito aveva chiesto alla stessa dottoressa di fargli una foto, richiesta che purtroppo Capalbo non è riuscita a soddisfare.
A rendere la serata ancora più suggestiva il quartetto d’archi dell’Orchestra Sinfonica Rossini, il Fano Gospel Choir, le letture di Fabrizio Bartolucci e Marina Bragadin, la conduzione sobria e mai sopra le righe di un perfetto Davide Cecchini e la maestosità della Rocca Malatestiana, illuminata di colori tenui e riflessivi, come riflessiva è stata tutta la serata che si è conclusa con le preghiere di tutte le confraternite religiose presenti.
Sul palco in rappresentanza delle istituzioni il sindaco Massimo Seri e il vescovo Monsignor Armando Trasarti che ha strappato un applauso sincero dal pubblico quando ha fatto un passaggio sull’importanza di avere ospedali funzionanti in tutta la comunità e quando ha espresso perplessità sulla frase che ormai si sente dire con fin troppa retorica, ovvero che la solitudine di questi mesi ci ha reso persone migliori cosa che purtroppo, ahi noi, non sempre risponde al vero.