Fano (PU) – “Amministrare la città per questo Sindaco e Assessori è cancellare e smontare ogni pezzo delle nostre tradizioni tanto care ai fanesi” dice Francesca Cecchini, segretaria La Tua Fano, commentando la mancata realizzazione del Carnevale estivo.
“La ‘fanesitudine’, carica di capacità creative ed entusiasmo – continua Cecchini -, viene ogni giorno di più appannata dalla ignoranza e incapacità patologiche proprio da parte di chi dovrebbe essere un motore insostituibile di iniziative in grado di sostenere cultura e produttività”.
Cecchini critica anche altre scelte della Giunta: “Dopo la stupidità che ha portato alla desertificazione della Corte Malatestiana, tempio storico di importanti momenti della cultura a Fano per imprigionarle in un cortile di tipo carcerario, il Sant’Arcangelo, dopo la cancellazione della Fano dei Cesari che ha visto sempre una grande partecipazione di tutti i quartieri della città ora tocca al Carnevale estivo che per la modica cifra di 25.000 euro viene cancellato senza tenere in alcun conto e in considerazioni l’interesse per la manifestazione che viene non solo dai fanesi ma dei molti turisti che, oltre al mare, legano le loro vacanze a Fano, proprio per il Carnevale”.
“Per questa giunta a egemonia Pd non conta nulla che il Carnevale di Fano è la più importante festa popolare delle Marche ed una delle prime in Italia con una partecipazione di oltre 100.000 persone. Mezzo di promozione turistica, pubblicizzato da poco anche all’Expo di Milano con una delegazione della carnevalesca; unica manifestazione valida da offrire ai rari turisti che ancora scelgono Fano d’estate, qualcuno anche per partecipare proprio alla sfilata dei carri,costruiti durante l’inverno dai nostri maestri carristi conosciuti in tutta Italia per professionalità e alte qualità artistiche”.
“Questi signori non sanno che qualsiasi attività artistica culturale è nello stesso tempo promozione economica e di sviluppo commerciale. Non sanno che di cultura vive una comunità se ciò che crea è radicato nelle strutture commerciali e produttive nelle sue più intime articolazioni. Se muore la cultura si spegne la possibilità di produrre beni e benessere”.