Fano (PU) – Gli uomini della Sottosezione di Polizia Stradale di Fano, sulla A14, hanno accertato che, alcune ditte albanesi, munite di autorizzazioni a svolgere i servizi di tratta internazionale, accettando prenotazioni on line e sul passaparola, raccolgono passeggeri al casello autostradale di Pesaro oltre che nelle aree di parcheggio attigue alla barriera autostradale o anche in prossimità della prima cinta cittadina .
In alcuni casi, addirittura, l’attività investigativa fatta da auto in borghese e personale in abiti civili, ha visto “caricare” passeggeri alle fermate in uso ad altre autolinee regolarmente autorizzate .Tali modalità di ticketing consentono di raccogliere un numero maggiore di passeggeri, aumentando i profitti ed abbattendo i costi dei biglietti; il riflesso di concorrenza sleale comporta indubbie ricadute sul mercato del lavoro di settore.
La massimizzazione dei profitti, però, passa anche attraverso la riduzione della sicurezza dei passeggeri: in tali viaggi spesso viene trascurata l’efficienza dei veicoli e le prescritte dotazioni di sicurezza. Durante i controlli effettuati nel fine settimana sono state elevate diverse sanzioni anche per difetti strutturali e mancanze eccepite in sede di riscontro su strada (pneumatici con tele a fine corsa, mancanza dispositivi di estinzione incendi a norma ed in un caso addirittura il parabrezza con una crinatura di quasi mezzo metro).
Nel servizio della scorsa settimana, due le ditte, entrambe con sede in Albania, sono state sanzionate per oltre 500 euro ognuna, per aver raccolto passeggeri su fermate non autorizzate; inoltre sono state tempestivamente segnalate al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per l’adozione di provvedimenti in qualità di titolari di autorizzazioni al servizio di linea.
Gli Agenti della Specialità, dopo aver intercettato gli avventori del servizio clandestinamente caricati, hanno anche svelato l’ulteriore escamotage messo in atto dai conducenti dell’autobus per tentare di eludere i contesti: ad ogni salita, i trasportati sarebbero stati catechizzati a dichiarare in caso di controllo, di essere soltanto parenti di un membro dell’equipaggio e di godere per questo solo di un passaggio, salvo poi a giustificare successivamente il possesso di un titolo di viaggio. In qualche circostanza poi, si è smascherato anche l’ulteriore tentativo di mistificare la violazione con il rilascio di un titolo di viaggio diverso, con indicata come località di partenza, una tra quelle effettivamente autorizzate. Il costo della tacita complicità dei passeggeri è da intravedere nella prospettiva del minor costo sostenuto per il viaggio.