Fano (PU) – Si leva unanime il coro: “Salvaguardiamo Villa Tombari”. Il M5S prima e la lista civica In Comune poi intervengono a seguito delle voci circolate in questi giorni che parlano di demolizione dell’edificio per costruire palazzine private.
“Nel lungo percorso che dovrebbe lentamente condurre all’approvazione del nuovo piano regolatore – scrive in una nota il M5S -, ci auguriamo che l’Amministrazione possa dimostrare con i fatti di tenere in debito conto la conservazione degli edifici di valore storico e architettonico. A questo riguardo, deve ancora rimarginarsi la ferita aperta dall’abbattimento dell’ex Mulino Albani. Oggi tornano a rincorrersi una serie di indiscrezioni, sempre più insistenti, che paventerebbero l’intenzione dei privati di costruire due nuove unità immobiliari nel giardino della villa, parte integrante della rilevanza storica del bene. Se queste voci trovassero conferma, e se venisse consentito un intervento edilizio di questo genere, si tratterebbe di un altro sfregio intollerabile all’identità culturale della nostra città che incontrerà senz’altro la nostra più ferma opposizione”.
“Riqualificare la nostra Città – ribadisce oggi In Comune – non significa voler distruggere gli edifici che hanno segnato la storia di Fano. Oggi la sfida di un’amministrazione comunale progressista consiste nel saper convogliare innovazione architettonica e tecnologica con la valorizzazione di ciò che già esiste nel nostro territorio. Da anni combattiamo contro lo stravolgimento del nostro territorio. Vogliamo una Fano che sappia rispondere ai bisogni delle cittadine e dei cittadini, ma anche bella dal punto di vista estetico. Villa Tombari sarà un luogo che permetterà di ammirare un pezzo importante dell’architettura della nostra città e allo stesso tempo utile per conservarne la Memoria. Senza Memoria non è possibile immaginare il futuro”.
Villa Tombari compariva già nel catasto pontificio del 1818 e, oltre ad aver assunto una valenza urbanistica significativa nella zona in cui sorge, tanto da aver dato il proprio nome a una via, rappresenta un’importante testimonianza del caratteristico contesto socio-economico che fu la società agricola tra il 19° e il 20° secolo a Fano e nelle Marche.