

Fano (PU) – “Non c’è stato nulla da fare” hanno ripetuto più volte oggi i medici dell’ospedale Santa Croce ripercorrendo le ultime ore del bimbo di 10 anni di Orciano morto ieri mattina nel nosocomio fanese.
Francesco era rientrato dal catechismo con la febbre, nel pomeriggio di sabato. La madre gli aveva dato un analgesico e lui si era messo a dormire. Un sonno troppo pesante per la mamma che, preoccupata per il peggiorare delle condizioni di salute del figlio, aveva deciso di portarlo al pronto soccorso alle 5.24 di domenica. Il piccolo è stato ricoverato con un “codice rosso” e sono stati attivati i reparti di pediatria e rianimazione del Santa Croce e l’eliambulanza per il possibile trasferimento al Salesi a causa delle sue condizioni: uno stato di sopore, febbre alta e nausea. Alle 7.40 il decesso. Per fare luce su quella che si sospetta essere stata una meningite fulminante sarà necessario il riscontro diagnostico che sarà eseguito domani nel reparto di anatomia patologica di Pesaro.
“I risultati definitivi li avremo fra una ventina di giorni” sottolinea il direttore sanitario del presidio di Fano Nicola Nardella che tiene a precisare “la grande collaborazione avuta tra ospedale, Area Vasta, presidio di Urbino, guardia medica e carabinieri”. “E’ stata subito inviata – aggiunge Cristiana Cattò, dirigente medico del Santa Croce – una notifica all’Igiene Pubblica Sanitaria per una verifica immediata dei contatti (quelli dell’ospedale, circa 20, sono stati trattati con antibiotici presenti nella struttura) e per reperire i farmaci per la somministrazione della profilassi a tutte le persone che sono state vicino al bambino in modo continuativo”.
“Intorno alle 11.30 di ieri siamo stati allertati della situazione – sottolinea Massimo Agostini, direttore Servizio Sanità Pubblica – e subito è stata attivata la ‘macchina della profilassi’ richiamando gli assistenti sanitari per dare aiuto al medico di guardia e Giovanni Capuccini, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asur che ha dato la sua disponibilità. Grazie anche al sindaco e vicesindaco di Orciano, che hanno messo a disposizione la sala del Consiglio comunale di Orciano, abbiamo mappato le persone che hanno avuto stretti contatti con il bambino (famiglia, compagni di classe, amici della parrocchia e della piscina locale che il piccolo aveva frequentato di recente, e che sono stati tutti rintracciati in poche ore) per procedere alla profilassi antibiotica secondo i protocolli”.
Per ottenere la quantità di medicine necessarie è stato chiamato il FarmaCentro di Jesi. Una staffetta composta da una pattuglia di carabinieri proveniente da Jesi e una da Fano è stata coordinata dal capitano Alfonso Falcucci per portare le medicine ad Orciano. Qui, dalle 14, Agostini, insieme al collega Cappuccini, hanno dato chiarimenti ai presenti e, dalle 16, somministrato la profilassi fino alle 18. “In totale abbiamo trattato 68 bambini e 24 adulti. Ora, insieme ai pediatri e ai dottori di medicina generale faremo una sorveglianza sanitaria per almeno altri 10 giorni – precisa Agostini – con particolare attenzione alla zona di Orciano”.
I medici tengono a precisare che “la forma più frequente di meningite è quella non batterica, e comunque è una patologia che non sempre conduce alla morte. I casi secondari sono estremamente rari e circa il 30% della popolazione è portatrice sana di meningococco che diventa patologico nei casi particolari di stress fisico o a causa di altri fattori fisici. E’ importante la prevenzione. La vaccinazione è il presente e il futuro di questo tipo di medicina”. L’ultimo caso di meningite fulminante in provincia risale a circa 15 anni fa a Cagli.