
La storia di Andrea, fanese preso a colpi di machete in Australia
- 26 Maggio 2017
Fano (PU) – La vicenda risale allo scorso febbraio, ma si è conclusa solo il mese scorso e oggi, a mente lucida e a “paura passata”, i protagonisti hanno deciso di raccontarla per mettere in guardia i tanti giovani, anche fanesi, che vedono nell’Australia la panacea di tutti i mali. Loro sono Eugenio Manuelli e Andrea Boiani, 24enni fanesi appassionati di teatro (Manuelli ha recitato anche nell’ultimo film di Henry Secchiaroli), amici da sempre e che, in quanto tali, hanno deciso di fare insieme un’esperienza di vita oltre oceano.
“Io mi sono trasferito in Australia ad ottobre del 2016 – racconta Manuelli – e come ogni giovane che viene qua, lavoro nelle famose ‘farm’ australiane, quelle grandi distese di campi coltivati a frutta e verdura che ti consentono di ottenere il visto. Andrea mi ha raggiunto a febbraio. Chi cerca lavoro qui – spiega Manuelli – deve recarsi ogni mattina alle 5.30 al post office della città, perché è da lì che partono i furgoni per le farm di banane”.
Ed è proprio così che Eugenio ha trovato il suo lavoro e sempre così Andrea ha trovato il suo, senza immaginare però quello a cui sarebbero andati incontro. “La farm in cui ha trovato lavoro Andrea – racconta l’amico Eugenio – era ed è tuttora la peggiore. Non rispetta in alcun modo i suoi dipendenti, gli immigrati per loro sono carne da macello, ma nonostante avessi avvertito Andrea di quello che si diceva in giro sul conto dell’azienda proprietaria, lui ha deciso di tentare lo stesso”.
Il dramma di questa vicenda si consuma il 13 febbraio, quando nella farm dove lavora Eugenio squilla il telefono: “Dagli altoparlanti capisco che la chiamata è per me – racconta Manuelli -. Dall’altra parte della cornetta una voce concitata che parlava di un taglio, un occhio bruciato, una botta in testa. Inizia a salirmi il panico, capisco che si tratta del mio amico così chiedo al mio supervisore di assentarmi dal lavoro per andare in ospedale, autorizzazione ovviamente negata. Insisto, sento che il mio amico è in pericolo, ma non c’è nulla da fare, l’unica cosa che il mio capo è in grado di fare è ridermi in faccia”.
Manca ancora un’ora alla pausa pranzo in azienda, ma Eugenio non ha tempo così decide di andarsene ugualmente, andando incontro ovviamente ad un sicuro licenziamento: “Esco dalla farm e inizio a correre – prosegue Manuelli -.Trovo un passaggio fino all’ospedale e la situazione che mi si presenta davanti agli occhi è agghiacciante: Andrea è sdraiato sul letto, in una pozza di sangue, in mezzo a gente che sembra ignorarlo e le uniche cose che riesce a dirmi sono che è stato colpito da un machete senza sapere nemmeno il motivo e di essere stato abbandonato di fronte all’ospedale”. L’occhio di Andrea è bendato e nessuno riesce a spiegare ad Eugenio cosa sta succedendo. L’unica cosa sicura è che Andrea deve essere trasportato in un altro ospedale altrimenti avrebbe perso l’occhio.
“Dopo un’abbondante mezz’ora – incalza Manuelli – arriva un’ambulanza e a tutta velocità andiamo a Cairns, città di quasi 150 mila persone un po’ più a nord di Tully dove Andrea viene preso in carica da uno specialista. Dopo 5 giorni in ospedale e una delicata operazione, Andrea viene dimesso senza per fortuna aver perso l’occhio”.
La vicenda però assume scenari ancora più incredibili i giorni seguenti quando i due ragazzi vengono contattati dalla farm che offre loro 10mila dollari per tacere sull’accaduto. “Una volta usciti dall’ospedale – raccontano i ragazzi – ci siamo rivolti ad un avvocato che ovviamente ci ha consigliato di non accettare il tentativo di corruzione dell’azienda e che dopo due mesi è riuscita a far ottenere ad Andrea un rimborso, rimborso che non riuscirà mai comunque a far dimenticare il trattamento ricevuto, l’essere stato abbandonato come un cane dopo esser stato colpito da non si sa bene chi e soprattutto per quale motivo. L’avvocato ci ha anche consigliato di rivolgerci alla Corte Internazionale ma abbiamo deciso di evitare per chiudere al più presto con questa brutta storia”.
Ora che la situazione sembra essere tornata alla normalità, Eugenio ed Andrea, che nel frattempo si sono trasferiti a Brisbane e lavorano come camerieri, ci tengono a sottolineare una cosa: “Non è tutto oro quello che luccica – concludono i due -. Molti partono per l’Australia credendo di risolvere ogni problema ma non è così. Anche qui, come in tutti i posti del mondo, ci sono persone buone e persone cattive, persone umane ed altre senza scrupoli. Prima di accettare un lavoro quindi accertatevi e documentatevi, noi ce la siamo vista brutta e non vorremmo che a qualche nostro amico o concittadino succedesse la stessa cosa”.