

Roma – Le demenze non sono più un fatto di soli anziani, anche se l’invecchiamento della popolazione ne rappresenta la causa principale, si può parlare di “un incremento di casi tra i più giovani con esordio al di sotto dei 60 anni”. A dirlo è il neurologo professor Giacomo Koch, direttore del dipartimento di Neuro psicofisiologia Sperimentale dell’Irccs Santa Lucia di Roma che, alla Dire, ha parlato anche di quali sono i rimedi per poter arginare quel processo di neuroinfiammazione, “tema ampio che sta diventando centrale per comprendere meccanismi patologici di malattie come Alzheimer, Sla e Parkinson”. Da una parte i geni, dall’altra gli stili di vita: “Evitare zuccheri, gli alimenti processati industrialmente – sono le raccomandazioni dello specialista – bene l’attività fisica regolare”, importante la “regolarità del ciclo sonno-veglia. Le persone che dormono poco e male hanno accumuli tossici infiammatori”, segnala.
“La neurodegenerazione è subdola perché si ha una perdita di cellule fondamentali come i neuroni, e si ha anche una progressiva compromissione del sistema di neuroinfiammazione basato sulle cellule della glia che sono di supporto al sistema nervoso centrale”. È come se, spiega il neurologo, “questo sistema tampone, che contrasta gli agenti tossici e l’infezione, non riuscisse più a contrastare i meccanismi della neuroinfiammazione che accelerano la malattia”. Il tutto avviene “nell’arco di molti anni, lentamente”. I ricercatori lavorano per una speranza: si stanno testando farmaci per contrastare le demenze: “Ci sono studi di fase 2 e 3 sull’ Alzheimer”, annuncia. E a proposito di speranza e nuove cure è Koch ad aver scoperto l’efficacia della molecola pealut che può dare una chance ai malati di demenza fronto-temporale, come l’attore Bruce Willis, rallentando la malattia. Si tratta della “seconda forma di demenza primaria a esordio giovanile prima dei 65 anni, dopo l’Alzheimer la più frequente” chiarisce il medico, e per lo più ha cause genetiche.
Presenta “sintomi specifici, con difficoltà a carico delle funzioni del linguaggio, l’erosione del sistema semantico, afasia, ma comporta anche una modificazione del carattere e della personalità perché aggredisce il lobo frontale e temporale”. La molecola pealut, testata in ricerca clinica, ha dato “un miglioramento delle funzioni cognitive e un ripristino dei circuiti alterati sul fronto-temporale. È stata somministrata su oltre 50 pazienti per 6 mesi e ha rallentato i sintomi della malattia. Si tratta di risultati preliminari- annuncia il neurologo- e il lavoro scientifico è in revisione”. Laddove ci siano casi con esordio giovanile è opportuno un counseling genetico, raccomanda Koch: “Un 20-30% dell’esordio giovanile” ha nel Dna la sua spiegazione.