Roma – Dal 1° gennaio 2026 le tariffe autostradali saranno adeguate all’inflazione programmata con un incremento dell’1,5%. La misura segue la sentenza della Corte costituzionale che ha annullato il tentativo del Governo di congelare gli aumenti fino al completamento dei nuovi Piani economico-finanziari regolatori. Secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dopo le decisioni della Consulta e le determinazioni dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art), non è più possibile intervenire per bloccare gli aggiornamenti tariffari. “La sentenza contraria della Corte Costituzionale ha vanificato lo sforzo del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e dello stesso governo di congelare le tariffe fino a definizione dei nuovi pef regolatori. L’Art ha poi determinato che l’adeguamento tariffario all’inflazione sarà del 1,5%”, afferma il Mit.
Nel dettaglio, non sono previste variazioni per Concessioni del Tirreno p.A. (A10 e A12), Ivrea-Torino-Piacenza p.A. (A5 e A21) e Strada dei Parchi p.A..
Sono invece stabiliti adeguamenti differenziati:
+1,925% per Salerno-Pompei-Napoli S.p.A.
+1,46% per Autostrada del Brennero p.A., in attesa di riaffidamento della concessione.
Dura la reazione del Partito democratico. Il vicepresidente della Commissione trasporti e capogruppo Pd in Commissione ambiente, Andrea Casu, insieme al collega Marco Simiani, accusa il ministro Salvini di aver fallito nella gestione delle politiche autostradali:
“Ormai anche i comunicati del Mit certificano il totale fallimento di Matteo Salvini come Ministro dei Trasporti. Stavolta, nel goffo e ignobile tentativo di mascherare la sua incapacità e di scaricare sulla Corte Costituzionale la responsabilità dei rincari sulle autostrade, che peseranno dal primo gennaio sulle tasche di tutti i cittadini che si metteranno in viaggio, si infligge un’altra mazzata all’autotrasporto”.
I due esponenti dem citano inoltre “la stangata contenuta nella manovra del Governo Meloni-Salvini, tra aumento delle accise sul diesel e nuova tassa nazionale di 2 euro sui pacchi”, denunciando possibili ricadute «su cittadini e lavoratori”.