

Roma – Il ministero della Salute della Repubblica Democratica del Congo ha dichiarato ufficialmente una nuova epidemia di Ebola nella provincia di Kasaï. Si tratta della 16sima epidemia di Ebola registrata nel Paese e la prima in questa regione dal 2008, come ricorda in una nota la Federazione internazionale delle Società di Croce rossa e Mezzaluna rossa in una nota (Ifrc), riferendo che in coordinamento con la Croce Rossa della Repubblica Democratica del Congo, il ministero della Salute, l’Oms e i principali partner umanitari, sta rapidamente intensificando gli sforzi di risposta all’Ebola. Le azioni prioritarie, continua l’Ifrc, includono l’invio di squadre di risposta rapida e volontari nelle comunità, il rafforzamento della sorveglianza e del tracciamento dei contatti e l’avvio di una vaccinazione mirata per gli operatori in prima linea e i contatti. Oltre 2mila dosi del vaccino Ervebo sono già preposizionate a Kinshasa per un’immediata distribuzione.
L’epidemia è stata confermata dopo la morte di una donna incinta di 34 anni, avvenuta il 20 agosto nella zona sanitaria di Bulape. A questa sono seguiti i decessi di un’infermiera e di un tecnico di laboratorio che l’avevano curata. Secondo i dati governativi, ad oggi sono stati registrati 28 casi sospetti, inclusi 16 decessi, con un tasso di mortalità del 57%. È allarmante che quattro dei decessi riguardino operatori sanitari, a sottolineare i rischi a cui sono esposti i soccorritori in prima linea.
Ariel Kesten, capo delegazione del cluster nazionale della Federazione a Kinshasa, afferma: “Ogni ora è importante quando si tratta di contenere l’Ebola. La nostra priorità è proteggere gli operatori sanitari, supportare le comunità con informazioni affidabili e garantire che le risorse salvavita raggiungano coloro che ne hanno più bisogno prima che l’epidemia si diffonda ulteriormente”. L’epidemia è attualmente concentrata nelle zone sanitarie di Bulape e Mweka, nella provincia di Kasaï, dove gravi difficoltà operative ostacolano la risposta. L’accesso stradale da Kinshasa richiede fino a tre giorni, ritardando il rapido dispiegamento di team e forniture, mentre l’unità di isolamento più vicina ha solo 15 posti letto, ben al di sotto di quanto necessario per il crescente numero di casi.
Il sequenziamento genetico ha inoltre confermato che questo ceppo di Ebola è diverso da quello identificato in Equateur tra il 2007 e il 2009, complicando la risposta.
Grégoire Mateso, presidente della Croce Rossa della Repubblica Democratica del Congo, afferma: “I volontari della Croce Rossa nel Paese non sono solo messaggeri, ma anche vicini fidati, che collaborano con i leader delle comunità e le autorità locali, condividendo informazioni accurate sull’Ebola attraverso un dialogo affidabile e porta a porta, dissipando voci, rispondendo alle domande e aiutando le famiglie a rimanere al sicuro”. Il ministero della Salute ha esortato le comunità a rimanere vigili, a rispettare le misure preventive e a segnalare eventuali casi sospetti. Concludendo, l’Ifrc e i suoi partner invitano la comunità internazionale a mobilitare urgentemente risorse per impedire che l’epidemia peggiori e si diffonda ulteriormente.