
DIRE – Emicrania invisibile e invisa al lavoro, colpisce 6 milioni di italiani
- 19 Settembre 2025
Milano – No, non è “solo un mal di testa”. È una malattia a tutti gli effetti e come tale deve essere curata prima che degeneri in forme croniche particolarmente dolorose. Questo il messaggio cardine che i neurologi hanno voluto trasmettere nella conferenza stampa con cui da Milano Pfizer ha annunciato la rimborsabilità di rimegepant, primo e a oggi unico anti CGRP orale approvato nel nostro Paese per il trattamento acuto e preventivo dell’emicrania episodica negli adulti che accusino almeno quattro attacchi al mese. Una malattia che, ha spiegato il professor Piero Barbanti, docente di Neurologia all’Università San Raffaele di Roma, “ha origini ereditarie e si manifesta attraverso dolore forte e disabilitante, fastidio per luci e rumori, nausea e talvolta perfino vomito. A incidere sugli attacchi sono anche fattori scatenanti come stress e insonnia”.
Con quasi sei milioni di persone colpite in Italia, l’incidenza della patologia è più alta tra le donne d’età compresa tra i 15 e i 50 anni, ma lo stigma sociale che l’emicrania si porta dietro coinvolge anche gli uomini, che anzi, subiscono di più gli effetti sociali di questa malattia invisibile. Come ha sottolineato Roberto Pancaldi, HR Director The Adecco Group Italia, “Il pregiudizio pesa enormemente sul mondo del lavoro: quasi otto persone su dieci dichiarano che l’emicrania ha avuto un impatto negativo sulla propria carriera e molte scelgono di non parlarne per paura di essere giudicate. Si tratta di un problema culturale, oltre che sanitario”.
A confermare queste dichiarazioni è stata Alessandra Sorrentino, Presidente Associazione Alleanza Cefalalgici (Al.Ce) della Fondazione Cirna Onlus, che si è soffermata a lungo sul problema dell’invisibilità della malattia e su ciò che questo comporta. “Essere invisibili significa non poter parlare del dolore che si prova, oltre a non essere riconosciuti come malati. Ci sentiamo quindi giudicati, non compresi, e finiamo per chiuderci in noi stessi, perché abbiamo il timore di non trovare chi, dall’altra parte, è in grado di capirci e di prendersi cura di noi. Parliamo perciò di un vero e proprio diritto a smantellare lo stigma che riguarda trasversalmente donne e uomini, con questi ultimi che spesso hanno ancora più difficoltà ad aprirsi e a raccontare la loro esperienza perché culturalmente pensano di dover apparire sempre forti”.
In questo contesto si inserisce rimegepant, un nuovo farmaco che si è dimostrato efficace tanto nel trattamento sintomatico quanto in quello preventivo degli attacchi di emicrania. “Si tratta di una terapia che viene assunta a giorni alterni tramite una compressa”, ha spiegato la professoressa Cristina Tassorelli, docente di Neurologia all’Università di Pavia. “Il paziente con comorbidità può utilizzare tranquillamente questo tipo di farmaco perché ha poche interazioni con altre terapie. Rimegepant è destinato a persone dai 18 anni in su e viene prescritto o nei centri specializzati nel trattamento dell’emicrania o dai neurologi ospedalieri. Secondo le regole italiane, è rimborsabile nel trattamento acuto per chi non ha avuto beneficio da almeno due triptani e da un antinfiammatorio non steroideo o non abbia tollerato questi farmaci; nel trattamento preventivo è invece destinato a chi ha almeno otto giorni di emicrania al mese e un livello di disabilità superiore a 11 punti sulla scala Migraine-related Disability, oltre che a soggetti che abbiano provato, senza trarne giovamento, almeno tre classi di farmaci indicate per l’emicrania”.

La disabilità causata dalla malattia pesa sul mondo del lavoro perché comporta assenze e calo di produttività. Spesso si parla anche di presentismo, ovvero il continuare a lavorare pur stando male, con rendimento ridotto e peggioramento delle condizioni di salute. In Italia tutto questo arriva a pesare 20 miliardi di euro l’anno, ma della malattia si risente anche su un piano più strettamente familiare. In questo scenario, rimegepant può davvero rappresentare una piccola svolta.
“Il farmaco può restituirci una migliore qualità della vita”, ha affermato Alessandra Sorrentino. “Questo significa poter aspirare a non dover rinunciare ai nostri sogni, alle nostre ambizioni e più semplicemente a tornare a fare le cose che riempiono la quotidianità. Resta comunque la necessità che la malattia venga guardata per ciò che è, vale a dire una patologia neurologica che attraverso il dolore ruba anni di vita ai pazienti. Per questo abbiamo bisogno di diagnosi veloci e di un tempestivo accesso alle terapie più efficaci”.
Su questo fronte Pfizer ha rinnovato il proprio impegno, che porta avanti da anni proprio nel settore delle neuroscienze. “Non ci limitiamo a sviluppare innovazioni, ma puntiamo anche a iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e supporto affinché l’emicrania venga riconosciuta come una patologia seria e invalidante”, ha spiegato Barbara Capaccetti, Direttore Medico di Pfizer in Italia. “Vogliamo restituire tempo, serenità e qualità di vita a chi convive con questa malattia, promuovendo percorsi di diagnosi e cura più tempestivi e accessibili”.