
DIRE – Hiroshima e Nagasaki: 80 anni dopo nel mondo oltre 12.000 atomiche
- 5 Agosto 2025
Roma – Alle 8.15 del 6 agosto del 1945 il mondo scoprì l’Apocalisse a Hiroshima: Enola Gay aveva sganciato Little boy che esplose riducendo in cenere ogni forma di vita e sciogliendo persino l’acciaio. La prima bomba atomica che portò a termine la sua missione provocò oltre 140.000 vittime e la distruzione di circa il 70% degli edifici della città giapponese. Di lei resta nell’immaginario collettivo il gigantesco “fungo” di fumo, alto 12 km, visibile fino a 640 km: una immagine diventata sinonimo di orrore e crudeltà, monito per l’umanità. Tre giorni dopo l’orrore si è ripetuto identico a Nagasaki: “Fat Man”, l’ordigno caricato con plutonio-239, tocca terra ed esplode a soli 500 metri di distanza dalla scuola elementare di Shiroyama alle 11.02 di mattina, con le aule piene di alunni. La seconda bomba atomica uccise subito 40.000 persone, un numero che entro la fine del 1945 salirà a 74.000 morti.
I NUOVI CONFLITTI RIPORTANO L’INCUBO DELLA BOMBA ATOMICA, PERCHÈ
A distanza di 80 anni, i nuovi importanti conflitti in medio oriente e nella stessa Europa, ma soprattutto la recente escalation militare tra Israele e Iran, ha riportato con forza al centro del dibattito internazionale la questione delle armi nucleari e ha ricordato al mondo che l’incubo di Hiroshima e Nagasaki può tornare. Dal 1945 ad oggi il nostro Pianeta ‘conserva’ 12 mila atomiche: secondo una recente inchiesta pubblicata il 9 luglio scorso sul settimanale L’Espresso, più precisamente nel mondo, attualmente, ci sono 12.241 testate nucleari. La corsa agli armamenti nucleari dal 1945 è stata motivata dall’effetto “deterrenza” e dalla garanzia di pace e stabilità: motivazioni che oggi appaiono però molto fragili.
IL “CLUB NUCLEARE”: CHI NE FA PARTE
In base ai termini del trattato di non proliferazione nucleare (TNP), in vigore dal 5 marzo 1970, sono considerati “Stati con armi nucleari” quegli Stati che hanno assemblato e testato ordigni nucleari prima del 1º gennaio 1967. A far parte del ‘club nucleare’ sono quindi gli Stati uniti d’America, la Russia (erede dell’Unione sovietica), il Regno Unito, la Francia e la Cina: ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sono questi i cinque Paesi che ad oggi ‘ufficialmente’ posseggono un arsenale nucleare.
MINE VAGANTI ‘FUORI’ DAL TRATTATO: INDIA, PAKISTAN, COREA DEL NORD E ISRAELE
Ci sono infatti poi altri Paesi che non aderiscono al Trattato di non proliferazione e che hanno sviluppato o posseggono bombe nucleari. Sono India, Pakistan, Corea del Nord (che aveva aderito al Trattato nel 1985 ma poi si era ritirata nel 2001) e Israele. In particolare, quest’ultimo Paese ufficialmente nega di avere ordigni atomici, ma ‘fonti non ufficiali’ riportate dal settimanale, stimano che abbia 90 testate.
LA MINACCIA ‘IRAN’
L’Iran resta ufficialmente parte del Tnp e motiva il proprio programma nucleare come “pacifico”. Tuttavia, l’arricchimento dell’uranio al 60 per cento, il rapporto problematico verso Israele e la propaganda contro questo paese sollevano dubbi. Per gli Stati Uniti- che hanno affiancato l’attacco israeliano ai reattori- Teheran non abbia ancora deciso di costruire un’arma, ma ne possiede le capacità tecniche. L’Iran è considerata quindi una potenza nucleare latente.
CHI HA CHIUSO CON IL NUCLEARE
Ci sono poi gli Stati che al contrario hanno deciso di ‘chiudere’ con il nucleare ed eliminare le proprie dotazioni. Il Sudafrica allestì il suo forziere nucleare tra la metà degli anni ’70 e la fine degli ’80 del secolo scorso, ma se ne liberò nel 1991. Poi i Paesi ex Urss come Bielorussia, Kazakistan e Ucraina: una volta divenuti Stati indipendenti smantellarono gli armamenti o li restituirono all’ex casa madre Russia.
L’ITALIA HA LA BOMBA ATOMICA?
E l’Italia? Dove si colloca il nostro Paese in questa classificazione? Siamo liberi dalla presenza di testate nucleari? Le risposte a queste domande cadono nella categoria del “nuclear sharing”: ovvero l’Italia non possiede di per sé una ‘sua’ bomba nucleare ma è un paese ospite, disponibile ad ospitarla per conto della Nato. Accetta la condivisione nucleare “in caso di conflitto”. Dal 2018 i Paesi Nato che aderiscono a questo programma sono il Belgio (con 10 testate dislocate nella base di Klein Brogel), la Germania (10-20 testate nella base di Büchel), l’Italia (ci sarebbero 50 testate ad Aviano e 20-40 in quella di Ghedi), i Paesi Bassi (10-20 testate nella base di Volkel) e la Turchia (50-90 testate nella base di Adana). Sono numeri approssimativi ricostruiti attraverso una rassegna stampa da Wikipedia.
L’ALLARME DEL SIPRI: “NUOVA CORSA AGLI ARMAMENTI NUCLEARI”
I numeri delle testate nucleari non possono infatti mai essere precisi, perché restano segreto di Stato. Per la maggior parte degli Stati con armi nucleari esistono solo stime basate su analisi di esperti, dichiarazioni pubbliche e fughe di notizie. Fanno eccezione gli Stati Uniti e la Russia che, sulla base della serie di trattati START, devono sottoporre i propri arsenali nucleari a periodiche ispezioni pubbliche. Secondo l’ultimo rapporto dedicato allo stato della sicurezza globale del Sipri, l’istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, pubblicato lo scorso 16 giugno, “sta emergendo una nuova e pericolosa corsa agli armamenti nucleari in un momento in cui i regimi di controllo degli armamenti sono gravemente indeboliti“.
LA CLASSIFICA DEGLI ARSENALI NUCLEARI NEL MONDO: I NUMERI DEL SIPRI
Stando ai calcoli del Sipri, a inizio 2025 l’arsenale nucleare mondiale ammontava a 12.241 unità, concentrate nelle mani di nove Stati: Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele. Questa cifra mette insieme le testate pronte ad un potenziale utilizzo – un totale di 9.614 ordigni, di cui 3.912 già armati su missili e aerei (circa 2.100 di questi si troverebbero in stato di “alta allerta operativa”) e 5.702 conservati in depositi – e quelle ritirate (cioè per così dire messe in pensione, ma non smantellate), attestatesi a quota 2.627.
La quasi totalità di queste testate appartengono a Washington e Mosca. In termini numerici Russia e Usa detengono attualmente circa il 90 per cento delle armi atomiche mondiali. L ’arsenale che cresce più velocemente è quello di Pechino. Ad oggi, certifica l’Istituto di Stoccolma, la Repubblica popolare dispone di almeno 600 testate nucleari e potrebbe arrivare a disporre di circa un terzo di quelle di Usa e Russia entro il 2035. Pure lo stock del Regno Unito dovrebbe crescere, così come quelli dell’India e, potenzialmente, anche del Pakistan. In dettaglio, ecco chi ha cosa secondo il rapporto Sipri aggiornato a gennaio scorso: Russia 4.309 testate, Stati Uniti 3.700, Cina 600, Francia 290, Regno Unito 225, India 180, Pakistan 170, Israele 90, Corea del Nord 50 testate.