
DIRE – L’Onu conferma la carestia nella Striscia di Gaza
- 22 Agosto 2025
Roma – Il perdurare del conflitto nella Striscia di Gaza sta portando allo stremo la popolazione palestinese. L’Onu conferma la carestia nella regione del Medio Oriente, una condizione che sta intrappolando più di mezzo milione di persone, portando anche alla morte. A dirlo è una nuova analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) pubblicata oggi. Si prevede che le condizioni di carestia si diffonderanno dal governatorato di Gaza ai governatorati di Deir Al Balah e Khan Younis nelle prossime settimane.
GUETERRES (ONU): “DISASTRO PROVOCATO DALL’UOMO. BASTA SCUSE”
“Proprio quando sembra che non ci siano più parole per descrivere l’inferno di Gaza, ne viene aggiunta una nuova: ‘carestia’. Non è un mistero: è un disastro provocato dall’uomo, un’accusa morale e un fallimento dell’umanità stessa“, scrive su X il segretario generale António Guterres.
“La carestia non riguarda solo il cibo; è il collasso deliberato dei sistemi necessari alla sopravvivenza umana. Le persone muoiono di fame. I bambini muoiono. E coloro che hanno il dovere di agire stanno fallendo“, insiste. “In quanto potenza occupante, Israele ha obblighi inequivocabili ai sensi del diritto internazionale, incluso il dovere di garantire cibo e forniture mediche alla popolazione. Non possiamo permettere che questa situazione continui impunemente. Basta scuse. Il momento di agire non è domani, è adesso. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato, del rilascio immediato di tutti gli ostaggi e di un accesso umanitario completo e senza restrizioni“, sottolinea ancora Gueterres.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’UNICEF, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) “hanno sottolineato collettivamente e costantemente l’estrema urgenza di una risposta umanitaria immediata e su vasta scala, dato l’aumento dei decessi legati alla fame, il rapido peggioramento dei livelli di malnutrizione acuta e il crollo dei livelli di consumo alimentare, con centinaia di migliaia di persone che trascorrono giorni senza nulla da mangiare”.
“Le agenzie hanno ribadito che la carestia deve essere fermata a tutti i costi” e “sono inoltre seriamente preoccupate per la minaccia di un’intensificazione dell’offensiva militare a Gaza City e di un’eventuale escalation del conflitto, poiché ciò avrebbe ulteriori conseguenze devastanti per i civili dove la carestia è già presente. Molte persone, in particolare bambini malati e malnutriti, anziani e persone con disabilità, potrebbero non essere in grado di evacuare“.
Secondo quanto scrive l’Onu, entro la fine di settembre, “oltre 640.000 persone affronteranno livelli catastrofici di insicurezza alimentare – classificati come Fase IPC 5 – in tutta la Striscia di Gaza. Ulteriori 1,14 milioni di persone nel territorio saranno in condizioni di Emergenza (Fase IPC 4) e ulteriori 396.000 persone in condizioni di Crisi (Fase IPC 3). Si stima che le condizioni nel nord di Gaza siano altrettanto gravi – o peggiori – rispetto a quelle di Gaza City”. L’accesso al cibo a Gaza rimane gravemente limitato. “Più di una persona su tre (39%) ha dichiarato di trascorrere giorni interi senza mangiare e gli adulti saltano regolarmente i pasti per sfamare i propri figli”, si legge nel comunicato dell’Onu.
LA MALNUTRIZIONE TRA I BAMBINI ACCELLERA A RITMO CATASTROFICO
La malnutrizione tra i bambini di Gaza sta accelerando a un ritmo catastrofico. Solo a luglio, “oltre 12.000 bambini sono stati identificati come affetti da malnutrizione acuta, il dato mensile più alto mai registrato e un aumento di sei volte dall’inizio dell’anno. Quasi un bambino su quattro soffriva di malnutrizione acuta grave (SAM), la forma più mortale con conseguenze sia a breve che a lungo termine”.
Dall’ultima analisi IPC di maggio, “il numero di bambini che si prevede saranno a grave rischio di morte per malnutrizione entro la fine di giugno 2026 è triplicato, passando da 14.100 a 43.400. Analogamente, per le donne incinte e in allattamento, il numero di casi stimati è triplicato, passando da 17.000 a maggio a 55.000 donne che si prevede soffriranno di livelli pericolosi di malnutrizione entro la metà del 2026. L’impatto è visibile: un bambino su cinque nasce prematuro o sottopeso”. Come se non bastasse, il sistema sanitario di Gaza è gravemente deteriorato, l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari è stato drasticamente ridotto, mentre le infezioni multifarmaco-resistenti sono in aumento e i livelli di morbilità, tra cui diarrea, febbre, infezioni respiratorie acute e infezioni cutanee, sono allarmanti tra i bambini.
L’APPELLO A UN CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO
In un clima di crescente disperazione, circa il 98% dei terreni coltivabili è danneggiato o inaccessibile, i contanti scarseggiano e i prezzi dei generi alimentari sono alti, non ci sono abbastanza carburante e acqua per cucinare, né medicine e forniture mediche. Per questo Fao, Unicef, Wfp e Oms “ribadiscono l’appello per un cessate il fuoco immediato e un accesso umanitario senza ostacoli per ridurre le morti per fame e malnutrizione“.