
Essere allenatori di Rugby è un po’ come essere maestri di vita
- 18 Novembre 2016
Fano (PU) – Ancora ferma la prima squadra per via degli impegni della nazionale, il focus di questa settimana si concentra sull’Under 16, unica compagine rossoblù a scendere in campo.
La quarta giornata di campionato vede i ragazzi del tandem Ascierto-Barattini scendere in campo a Falconara, una partita tosta quella del campo “Parco del Cormorano” alla quale i baby fanesi arrivano dopo una settimana di allenamenti intensi svolti col morale a mille in seguito alla vittoria di domenica scorsa.
A presentare la sfida di Falconara, ma anche a fare il punto sull’avvio di stagione e sul rugby Made in Fano in generale, sono i due allenatori, Alessandro Ascierto e Jacopo Barattini ai quali abbiamo fatto una sorta di intervista doppia in stile “Le Iene”.
Vediamo dunque chi sono i due coach, due ragazzi apparentemente diversi da loro, ma con molte cose in comune, a cominciare dal loro ingresso nel mondo del rugby: Alessandro Ascierto, nato a Roma il 30 marzo del 1981 è arrivato al rugby…per tentativi: “Ho provato col calcio, col nuoto, col judo – scherza Ascierto – ma niente da fare. Poi, su consiglio di mio padre, nel 1993 mi sono ritrovato su un campo da rugby senza avere la minima idea di cosa fosse”.
Nel 1993 Jacopo Barattini aveva appena due anni (è nato a Fano il 19 agosto 1991) e di sicuro non immaginava che avrebbe fatto “la stessa fine”: “Quattro anni fa – dice Barattini – mi è stata data l’opportunità di seguire l’Under 14. Ho accettato, ma anche io ero all’oscuro di cosa fosse il rugby fino a quell’istante”.
Oltre ad essere gli allenatori dell’Under 16, Ascierto e Barattini svolgono altri compiti in società. Il primo è il coordinatore di tutti gli educatori, il secondo è aiuto allenatore dell’Under 10 ed educatore scolastico nelle scuole per il progetto rugby scolastico “Insieme in Meta”.
I giovani sono dunque al centro della loro attenzione, come notoriamente è per il Fano Rugby, giovani ai quali i due tecnici cercano ogni giorno di insegnare qualcosa. Cosa in particolare? “Che il rugby ti prepara alla vita – dice Ascierto -. Ogni tanto arriva qualche schiaffo o delusione, l’importante è andare avanti, con impegno e sacrificio dando sempre il 100%”. “L’impegno paga sempre – riprende Barattini -. E’ importante imparare a giocare a rugby, ma è ancora più importante imparare il rispetto per se stessi e gli altri”.
Nonostante si siano affacciati alla palla ovale in età diversa, per entrambi sono tanti i momenti da ricordare della carriera, specialmente per Barattini che difficilmente si dimenticherà del primo anno seduto sulla panchina dell’Under 14: “Un anno fantastico – ammette Jacopo -. Contro ogni pronostico siamo riusciti a raggiungere quota 14 raggruppamenti validi (obbligatorietà per non prendere penalizzazioni a livello di prima squadra) partendo con 10 ragazzini tesserati a settembre e vincendo molte partite, alcune anche contro avversari che mai avremmo pensato di poter battere”.
Nel rugby, così come nella vita, esistono anche momenti buoi, ne sa qualcosa Ascierto. “Difficilmente mi scorderò il giorno in cui salutai i vecchi compagni del Paganica (L’Aquila) e i bambini che allenavo per trasferirmi a Pesaro. Ora vivo qui e mi trovo benissimo nel Fano Rugby, ma laggiù ho lasciato un pezzo di cuore”.
Veniamo alla stagione 2016/2017. Tre partite fin qui disputate, due sconfitte e una vittoria. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? “Nell’Under 16 si gioca un rugby vero – spiega Ascierto -. All’inizio abbiamo pagato un po’ di inesperienza, ma c’è tutto il tempo per venire fuori”. Dello stesso avviso è Barattini: “Il nostro è un percorso, non ci basiamo sul risultato finale di ogni partita ma sulla crescita del ragazzo da qui a fine stagione”.
Come detto prima da Barattini, nei settori giovanili è importante avere un buon numero di tesserati per evitare che la prima squadra incappi in penalizzazioni (come successo questa stagione per diverse squadre nel girone del Fano Rugby in C1). Numeri tutto sommati buoni quelli dell’Under 16, come conferma Barattini: “Abbiamo per adesso 20 tesserati. A dire il vero non sono tantissimi per uno sport in cui si gioca in 15, ma abbiamo fiducia perché il gruppo è saldo e col passare del tempo le possibilità che si integri con giocatori nuovi sono molto alte”.
Uno sport, il rugby, che in definitiva è uno stile di vita e che spesso ti fa vivere dei momenti che ti porterai dietro in eterno, come successo a Jacopo Barattini che ricorda un aneddoto scherzando, ma anche con un po’ di commozione: “Un anno, al termine della stagione sportiva, un ragazzo mi disse ‘da grande voglio essere come te’. Sto ancora cercando di capire se sia una cosa positiva o negativa”.