

Fano (PU) – Potranno rivolgersi alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano quei risparmiatori coinvolti nel fallimento di Banca Marche, che nel febbraio/marzo 2012 hanno investito denaro personale nell’aumento di capitale effettuato dall’istituto di credito per un totale di 180 milioni di euro.
L’ente presieduto da Fabio Tombari, infatti, alla luce delle note vicende cui è poi incappata la Banca, ha deciso di promuovere un giudizio risarcitorio nei confronti della Nuova Banca Marche spa e della PriceWaterhouseCoopers spa, società di revisione che ha redatto il prospetto informativo, approvato dalla Banca d’Italia, sul quale privati ed enti, tra cui la Fondazione, si sono basati per effettuare l’investimento.
La Fondazione Carifano ha sottoscritto quote per un importo totale di oltre 6 milioni e 170 mila euro, “e lo ha fatto – ha evidenziato il presidente Fabio Tombari – sulla base di informazioni, risultate poi false, scritte nel prospetto informativo. Tale informazioni riguardavano sia l’aspetto patrimoniale della Banca, risultato essere non solido come dichiarato, sia per quanto riguarda le prospettive reddituali che, stando sempre al documento, avrebbero dovuto portare a un utile di quasi 100 mila euro a fine 2013”.
A dar man forte a Tombari nello spiegare i motivi di questa decisione, anche l’avvocato milanese Roberto Pozzi al quale l’ente si è rivolta per avviare le pratiche: “Le parole e i numeri riportati nel prospetto informativo erano assolutamente decettive e tutto lasciavano prevedere tranne che una situazione così catastrofica come quella che si è venuta a creare. Non è credibile che una banca che il 30 giugno dichiara di avere un utile di 40 milioni di euro, a fine settembre, data dell’insediamento del nuovo direttore, risulti avere oltre 400 milioni di perdite. Evidentemente chi è stato chiamato a revisionare, ossia la PriceWaterhouseCoopers spa, per negligenza, sbadataggine o non so quale altro motivo, non ha svolto correttamente il proprio lavoro, occultando anche perdite che già erano in essere. Per tutti questi motivi – ha concluso Pozzi – riteniamo di avere buone possibilità di vincere questo ricorso e ottenere così il risarcimento”.
Tutti i privati coinvolti nella vicenda possono dunque rivolgersi gratuitamente alla Fondazione Carifano, entro il 30 aprile, presentando questi documenti: fotocopia del documento d’identità e del codice fiscale, estratto conto titoli al 31 dicembre 2011, scheda di adesione all’aumento di capitale del febbraio/marzo 2012, contabile di addebito dell’importo versato per la sottoscrizione delle azioni ed estratto conto titoli al 31/12/2015.
“Per ora il nostro giudizio risarcitorio si limita all’aumento di capitali – ha concluso Tombari – successivamente vedremo come procedere. Il privato non dovrà affrontare nessuna spesa, salvo la percentuale spettante all’avvocato qualora si ottenga il risarcimento”.