

Fano (PU) – Non fa in tempo a mettere il piede fuori dalla gioielleria di famiglia in Corso Matteotti che i passanti lo bloccano per sapere come sta. Un saluto, un sorriso o una semplice pacca sulla spalla. Pietro Marcucci, il fanese scampato al terremoto in Nepal, è tornato ieri in Italia e sta bene. Insieme a lui ha fatto rientro anche Gianluca Cantiani, l’altro fanese partito alla volta del paese asiatico.
Marcucci mentre riavvolge il nastro di quello che è successo ha il sorriso, di gioia per lo scampato pericolo: “Siamo partiti il 16 aprile per il Nepal con l’obiettivo di scalare il Mera Peak, montagna dell’Himalaya alta 6.500 metri. In tutto ci avremmo dovuto impiegare 19 giorni con il ritorno fissato per il 10 maggio. Arrivati in Asia, per due giorni ci siamo intrattenuti a Katmandu per completare i preparativi alla scalata”.
All’inizio sembrava una arrampicata come le altre, poi il 25 aprile il terremoto ha stravolto il Nepal. “Erano le 12, stavamo pranzando a Kote quando abbiamo sentito un forte boato con le case che si alzavano da terra. Certo, la scossa l’abbiamo percepita ma non avevamo compreso la reale entità con cui si si era abbattuta. Quindi abbiamo proseguito e solo al secondo villaggio ci siamo resi conto di quello che era successo. Lì i danni erano visibili e ingenti, la popolazione era provata”.
Marcucci e Cantiani non si arrendono cosi vanno avanti perché in testa avevano un chiodo fisso, quello di portare a termine la missione. “Volevamo proseguire così abbiamo continuato con il programma di partenza. Ad un certo punto abbiamo desistito perché le guide si sono rifiutate di accompagnarci. Secondo loro era troppo rischioso perché il terremoto aveva creato delle crepe significative che, coperte dalla neve, non si potevano vedere. Impossibilitati a procedere, abbiamo deciso di tornare. Devo riconoscere alla Farnesina di essere stata celere: il 2 maggio abbiamo comunicato di voler tornare e in mezza giornata ci siamo imbarcati per l’Italia”.
La prima persona che Marcucci ha contattato dopo il terremoto è stata la fidanzata Monia che abita a Jesi: “Non volevo chiamare mia madre, non sapevo se riusciva a gestire la situazione”.
Di tutta la vicenda, Marcucci è stato colpito “dall’affetto manifestato. In tanti mi hanno scritto, mi hanno contattato su Facebook. Ieri appena sono tornato in negozio è stato un continuo via vai di amici”. Se gli si chiede se partirà nuovamente per in Nepal, Marcucci non ha dubbi: “Certo, lo farò appena possibile. E’ la mia passione”.
Al suo fianco c’è anche papà Giorgio che racconta i momenti del silenzio: “Nelle prime ore successive al terremoto ho cercato di rimanere lucido, anche se non è stato facile. Mia moglie si è fatta prendere più dall’agitazione”.