

Ancona – “Al di là delle solite e nebulose promesse che ascoltiamo ormai da quasi cinque anni, Fano non avrà la sua Casa di Comunità. Purtroppo oggi, rispondendo in aula a una mia interrogazione, l’assessore alla Sanità Saltamartini ha confermato i nostri peggiori timori, derivanti dall’assenza della Casa di Comunità nell’atto aziendale adottato dall’Ast e neppure in altri atti di programmazione. D’altra parte, la struttura non figurava neppure nel Piano Socio Sanitario Regionale 2023-2025, approvato dall’Assemblea Legislativa Regionale il 9 agosto del 2023, né nella delibera della giunta regionale dello scorso 24 marzo su ‘assetto regionale delle nuove forme organizzative delle cure primarie e sulle linee di indirizzo per l’attuazione del modello organizzativo delle Case della Comunità’. Tra l’altro, va notato che lo stesso Direttore Generale dell’Ast 1 Alberto Carelli aveva chiesto alla giunta regionale di modificare quest’ultima delibera prima della sua approvazione definitiva, al fine di inserire al suo interno questa struttura. Modifica non accolta da Acquaroli e Saltamartini. Diciamoci la verità: è palese che non è stata mai intenzione del presidente Acquaroli e dell’assessore Saltamartini realizzare una Casa di Comunità a Fano”.
A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Renato Claudio Minardi.
“Si tratta di una scelta molto grave – sottolinea Minardi – che discrimina e danneggia pesantemente non solo Fano, una città di 60mila abitanti con una densità abitativa elevata e una popolazione anziana in costante crescita che necessita di una rete territoriale di assistenza più forte, strutturata e accessibile, ma anche i comuni limitrofi. L’assenza di una Casa di Comunità a Fano, infatti, significa inevitabilmente un maggiore sovraccarico dell’Ospedale Santa Croce e una minore capacità di presa in carico dei pazienti cronici e fragili, aumentando il rischio di inappropriatezza nell’uso delle strutture ospedaliere col rischio concreto di ridurre l’efficacia dell’assistenza sanitaria complessiva. L’ennesimo colpo alla sanità del nostro territorio che, negli ultimi cinque anni, anche a causa del fallimento della pseudo riforma di Acquaroli che ha ridefinito l’organizzazione sanitaria marchigiana con la creazione delle cinque Ast, ha sofferto un progressivo depotenziamento di servizi come la salute mentale, la neuropsichiatria infantile, l’assistenza alle dipendenze patologiche, le cure tutelari e i consultori familiari. Tagli che hanno compromesso la qualità dell’assistenza e aggravato le disuguaglianze nell’accesso alle cure. A ciò si aggiungano i tempi delle liste di attesa per esami e visite specialistiche che risultano tra i più elevati a livello nazionale, con ritardi infiniti con il 10% dei marchigiani costretti a rinunciare a curarsi”.