

Fano (PU) – “Dietro questo referendum si muovono poteri forti, che trascendono il vero motivo per cui è stato indetto, ossia votare se cambiare o meno alcuni punti della costituzione. Oramai non si parla quasi più delle modifiche ma solo di una battaglia politica e il principale artefice di questo caos è il nostro presidente del consiglio”. Con queste parole Enzo Cicetti, Paride Dobloni e Antonino Maria Italia hanno presentato questa mattina il comitato “Perchè No”, gruppo formato da cittadini non appartenenti a partiti politici con l’obiettivo principale di informare, in termini comprensibili a tutti, sulle motivazioni per le quali secondo loro è importante votare No al referendum del 4 dicembre. “Questo referendum non va nella direzione in cui la maggior parte delle persone vorrebbero andare – affermano i 3 -, ossia ridurre i costi della politica, togliere il bicameralismo e aumentare la democrazia. Al contrario se passasse il si, il senato , ad esempio, continuerebbe ad esistere con moltissime competenze e quindi il ping-pong con la camera non verrebbe cancellato. Rimarranno la gran parte delle spese di oggi con la differenza che i senatori non verranno più eletti dai cittadini, ma scelti e nominati dai partiti: dunque una evidente diminuzione della democrazia. I nuovi senatori, non eletti dal popolo, godranno addirittura dell’immunità. Inoltre anche la camera dei deputati sarà per il 70% formata da persone nominate, non elette dai cittadini e dunque prone ai voleri dei capi di partito. Se passasse il si, non verranno abolite le cinque regioni ad autonomia speciale (Sardegna, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Val d’Aosta) che godono di privilegi ingiustificati nel nostro tempo, anzi questi privilegi e queste differenze di trattamento rispetto alle altre Regioni aumenterebbero. Infine, se il referendum dirà si, il futuro Presidente della Repubblica potrebbe venire eletto non dai 3 quinti dei membri delle due nuove camere (630 deputati e 100 senatori, cioè con almeno 438 voti), ma dai 3 quinti dei parlamentari presenti al voto e dunque basterebbero 219 voti”. Se tutto ciò non bastasse a rendere chiaro il pensiero dei 3 fondatori del comitato, verrà fatto un primo incontro pubblico, fissato per venerdì 4 novembre alle 18 nell’ex chiesa di San Leonardo in via Cavour, dove interverrà anche il costituzionalista Roberto Zaccaria. “Non vogliamo convincere per forza le persone a votare no – concludono i 3 – l’importante è che sia chiaro a tutti a cosa si va incontro, senza farsi condizionare da una campagna politica che propenda verso l’una o l’altra direzione. Anzi, apriamo ovviamente le porte dei nostri incontri anche ai sostenitori del si, cosicché si possa instaurare un dibattito tra le due controparti per cercare di fare maggiore chiarezza.