

CAGLI – “Siamo di fronte ad un progetto di riorganizzazione sanitaria regionale che non tiene conto delle tante peculiarità demografiche e territoriali delle aree interessate”. Ad affermarlo l’onorevole Lara Ricciatti di Sel, che ha presentato una interrogazione parlamentare, rivolta al ministro della Salute, per segnalare come la prevista conversione in casa della salute dell’ospedale “Celli” di Cagli rischi, a suo avviso, di creare non solo disagi, ma una vera e propria compressione del diritto essenziale alla salute dei cittadini dell’area. L’interrogazione segue il precedente atto di sindacato ispettivo, presentato nelle scorse settimane dalla deputata di Sel, relativo alla conversione dell’ospedale Lanciarini di Sassocorvaro. L’ospedale di Cagli serve un bacino di utenza di 21.888 persone su un territorio di 580 chilometri quadrati, pochi meno dell’area servita dall’ospedale di Urbino. Si tratta di un territorio caratterizzato da una bassa densità di popolazione, da un alto indice di invecchiamento e dalla presenza di nuclei familiari con basso numero di componenti, spesso residenti in nuclei abitativi isolati. La viabilità, poi, presenta criticità dovute al territorio prevalentemente montano, insieme alla bassa frequenza di mezzi pubblici. “Condizioni – aggiunge Ricciatti – che renderebbero eccessivamente penalizzante il declassamento dell’ospedale di Cagli in casa della salute. Chi conosce quei territori sa perfettamente che un’ambulanza per prelevare un malato e trasportarlo nel più vicino pronto soccorso, previsto dal piano di riordino, potrebbe impiegarci anche più di un’ora. Una situazione evidentemente inaccettabile. Quella sul riordino non è una battaglia tra governo regionale e opposizioni politiche, ma la richiesta forte ai propri rappresentanti, da parte di intere comunità, affinché nella riorganizzazione si seguano criteri trasparenti e coerenti rispetto alle reali necessità dei territori interessati. Penso al grande impegno e alla passione proferite in questi mesi da molti amministratori, come quelli dei comuni di Cagli e di Cantiano, ma anche alla costruttiva tenacia dei molti aderenti ai vari comitati in difesa dell’ospedale. Un movimento così ampio non può restare senza risposte, anche per questo ritengo opportuno coinvolgere direttamente il ministero della Salute, per quanto di competenza. Oggi non parliamo semplicemente di una nuova allocazione delle risorse, ma della necessità di garantire un diritto costituzionalmente rilevante”.