Fano (PU) – “Per noi il connubio tra arte e azienda è fondamentale. Tanto che questa metodologia qualcuno ha deciso di acquistarla, dandogli un valore non solo concettuale ma anche economico”. Francesco Casoli è un imprenditore pragmatico che fa dell’efficienza un principio portante del proprio paradigma e sentirlo raccontare a proposito dei benefici che l’arte ha portato nella sua Elica, capofila del Gruppo leader mondiale nella produzione di cappe aspiranti da cucina che annovera più di 4 mila dipendenti con sedi in Giappone, Cina, India, Messico, Francia, Germani, fa comprendere come l’arte non sia solo filantropia, ma strumento utile per migliorare le performance economiche di una impresa.
Detta così suonerebbe come un ossimoro, ma la testimonianza portata ieri da Casoli al convegno “Innovare l’impresa con l’arte. Il metodo della Fondazione Ermanno Casoli” organizzato dall’associazione Centro Studi Economia e Territorio ieri sera a Palazzo San Michele sede dell’Università di Urbino Carlo Bo è stata sorgente di un dibattito stimolante posto sulla base del libro scritto a 6 mani da Chiara Paolino, ricercatrice di Organizzazione Aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Deborah Carè del Group recruiting, employer branding and training manager di Elica e Marcello Smarrelli, storico dell’arte e direttore artistico FEC (per la parte artistica e curatoriale).
“Quando abbiamo deciso di iniziare questo percorso con la Fondazione Ermanno Casoli – spiega Francesco Casoli – più di 10 anni fa volevamo rovesciare il ragionamento classico legato alla produzione. Per noi l’arte è stupire. E’ rendere visibile qualcosa che agli altri è invisibile. E’ individuare nuovi processi che siano migliori di quelli che già sono esistenti. Proprio con il fine di rispondere al quesito principe dell’utilitarismo e delle logiche economiche”.
Casoli è entrato ancora di più nel cuore di questa apparente contraddizione spiegando un aneddoto: “Questo metodo legato all’arte non è stato la panacea della crisi che si è abbattuta violentemente a partire dal 2008, però ci ha aiutato. Ci ha aiutato ad avere un vantaggio competitivo. Oggi ad esempio Elica si confronta sul mercato globale e deve respingere la concorrenza turca, rumena, ucraina. Fortunatamente siamo avanti a loro di un metro, non di cento, grazie all’arte e ai suoi benefici che siamo riusciti a declinare e coniugare con la Fondazione Ermanno Casoli”.
L’ispirazione che ha accesso il dialogo durante l’incontro moderato sapientemente e brillantemente da Lorenzo Furlani, giornalista del Corriere Adriatico è stata, quasi, innovativa. Non a caso Marcello Smarrelli direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli ha precisato come “l’arte non sia solamente un elemento estetico. Noi non abbiamo indirizzato l’impegno di un artista nella sezione del prodotto e del design. Pensare e fare questo esercizio sarebbe riduttivo. Abbiamo agito sulla filosofia aziendale, sulla relazione tra i dipendenti e sulla formazione. Quando ho accettato questa sfida non mi sono chiesto cosa potesse fare Elica per l’arte, piuttosto cosa potesse fare l’arte per Elica.