

Fano (PU) – Sarà discussa questa sera in consiglio comunale la manovra di bilancio di 4,2 milioni resasi necessaria a fronte dei mesi di chiusure e mancati introiti da parte del Comune.
A questa rimodulazione di spesa, Lega Fano ha presentato un emendamento che punta ad eliminare il taglio di 100.000 € previsto alle società sportive.
“Entreremo nel merito della delibera durante il consiglio comunale – scrivono il segretario Massimo Mei e i consiglieri Gianluca Ilari, Luca Serfilippi, Marianna Magrini e Luigi Scopelliti -, ma nel frattempo ci sembra vergognoso che le prime ad esser colpite dall’amministrazione comunale, siano proprio le società sportive dilettantistiche. Ricordiamo che queste società, svolgono in nome e per conto del comune la manutenzione ordinaria dei nostri impianti sportivi, che nel caso in cui fosse a carico del Comune, costerebbe almeno il triplo. Oltre a questo, con i miseri contributi di gestione, queste associazioni svolgono anche un ruolo sociale; in un momento come questo esse dovrebbero essere valorizzate e implementate, non tagliate”.
Già in precedenza sindaco e assessora al Bilancio avevano spiegato la motivazione di questi “tagli” imputandoli appunto alle tantissime mancate entrate di questi mesi.
“Ci sembra assurdo il taglio di 100.000 € – continua il Carroccio – pertanto abbiamo presentato un emendamento in cui recuperiamo questi fondi dai contributi previsti per Fano Jazz (50.000 €) e Passaggi (50.000 €). Sono due manifestazioni molto importanti per la nostra città, infatti, prevediamo comunque un contributo a entrambe, ma pensiamo che debba essere rimodulato seguendo i tagli che sono stati fatti anche per altri eventi. Mentre per la Fano dei Cesari, sulla quale l’amministrazione aveva puntato tanto in questi ultimi anni, è stata già presa la decisione di azzerare completamente i fondi, per altri eventi no.
Purtroppo vediamo – termina la nota della Lega – come già iniziano a vedersi i primi figli e figliastri di questa manovra di bilancio, che è frutto di una mediazione politica in cui ogni partito di maggioranza ha difeso il proprio orticello, al posto di una scelta condivisa e drastica, mossa in favore di famiglie e attività economiche”.