Fano (PU) – “Fondazione sì, fondazione no”. L’ex sovrintendente della Fondazione Teatro Simone Brunetti “non ha la risposta in tasca”. “Da più di quattro anni – dice – ho smesso di seguire costantemente le cose fanesi e non ho nemmeno più la residenza in città. Ma mi preme sollevare un’altra questione centrale: come salvaguardare al meglio le professionalità che lavorano nel teatro”.
“Mi si permetta una precisazione sui termini della questione utilizzati da Valter Adanti (Su): la struttura di gestione non si è ‘raddoppiata’, al massimo si è nel concreto sdoppiata, come pare a tutti semplice e intuitivo, da quando il teatro si è reso autonomo dall’assessorato. Sono sicuro che l’amico Adanti abbia fatto solo un passo falso lessicale e che in realtà sia ben conscio che proprio la Fondazione – da questo punto di vista – abbia permesso da una parte una forte razionalizzazione dell’organico e dall’altra la stabilizzazione di alcune professionalità che lavoravano per il teatro stesso già sotto l’amministrazione Carnaroli senza avere la possibilità di un inquadramento e di una qualche sicurezza (spero che questo concetto sia ancora apprezzato almeno da una parte della sinistra)”.
“Nel frattempo, poi, molti dipendenti comunali che ricoprivano mansioni importanti nell’assessorato e – nel periodo della sua gestazione – anche per la stessa fondazione, hanno raggiunto via via il pensionamento senza che sul fronte comunale si colmassero i vuoti lasciati. Ecco, questi dati mancavano e mi premeva evidenziarli”.
“Per il resto, a malincuore – perché di questa Fondazione sono stato il primo sovrintendente – devo ammettere che la personalità giuridica del teatro non è un dogma, ma eventualmente può rappresentare uno strumento utile per la sua gestione, per il reperimento di risorse e soprattutto per l’attuazione di progetti per cui servono soldi, certo, ma soprattutto cultura, buone idee e coraggio”.