Fano (PU) – L’opposizione, che quando era al governo l’ha istituita, oggi ha detto che si potrebbe eliminare facendo economia su consulenze inutili. Gli operatori che la devono pagare non solo ne farebbero a meno tanto volentieri ma chiedono al Comune di interpretare, in maniera diversa, leggi e regolamenti che penalizzano il settore. Parliamo della tassa di soggiorno e del turismo, una gabella che in questi giorni è tornata a far discutere.
Perché? Perché gli operatori non ne vedono i benefici in termini di ritorni sull’appeal della città. Chi si lamenta, oggi, è una categoria che è stata sempre nell’ombra anche perché è per lo più formata da singoli cittadini che si ritrovano alcune proprietà, su cui cercano di ricavare un po’ di denaro. Sono i proprietari di appartamenti turistici che devono fare i conti con una legge che obbliga, in caso di un numero maggiore di 3 immobili, a creare una società vera e propria, con tanto di pulizie, biancheria, commercialista ed altro ancora. Costi che rendono poco conveniente affittare i locali durante l’estate ed anche illogica la scelta della vacanza perché un appartamento viene trasformato in una camera d’albergo.
“E’ una legge di qualche anno fa – racconta un proprietario – ma fino ad oggi nessuno se ne è interessato. Adesso, invece, stanno tutti con il fucile puntato e molte persone che si trovano nella mia stessa condizione hanno deciso di non affittare più ai turisti facendo perdere un servizio importante per la nostra città. In sostanza chi ha più di tre appartamenti viene equiparato ad un albergo, ma si intuisce facilmente che sono due cose ben diverse, non solo nella gestione ma anche nella scelta della vacanza. Il fatto è che a Fano la legge viene interpretata in questo modo mentre a Senigallia è stata interpretata diversamente, cioè senza l’obbligo per i proprietari di diventare un’impresa. Pare scontato che in questo modo i nostri amministratori avvantaggiano città turistiche vicine senza motivo ma questo sembra interessare davvero poco”. La protesta coinvolge anche la tassa di soggiorno.
“La facciamo pagare ai nostri clienti perché in teoria dovrebbe portare un operatori al settore turismo ma visto la condizione in cui versano le nostre strade, il nostro verde pubblico e le zone mare c’è da chiedersi dove finiscono qui soldi. Ad ogni cambio di amministrazione si sente parlare di turismo, di volontà di puntare su questo settore, ma la realtà è ben diversa”.