

Nel giro di poche ore è accaduto di tutto e il contrario di tutto. Alessia Morani, deputata Dem uscente, viene inserita dal partito nel collegio uninominale della Camera di Pesaro e nel terzo posto del listino proporzionale sempre della Camera. Lei prende questa candidatura come uno schiaffo. Si mormora che nella chat di partito abbia puntato il dito contro Matteo Ricci colpevole, a suo dire, di “averla fatta fuori”. Ricci le avrebbe risposto per le rime. A quel punto la Morani annuncia pubblicamente di non accettare la candidatura: “Ho saputo quale fosse la mia posizione in lista solo al momento della lettura da parte di Marco Meloni dell’elenco dei candidati – scrive sulla sua pagina Facebook – .A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale. Ho comunicato che non intendo accettare queste candidature”. Insomma, un affronto, un modo, alcuni dicono, per metterla da parte. Intorno alle 14 di oggi il colpo di scena del colpo di scena. Alessia Morani fa un passo indietro, anche se sarebbe più corretto scrivere in avanti, e ci ripensa (?!). “…tutti mi hanno detto che non posso rimanere in panchina nella partita più importante che dobbiamo giocare per il nostro paese…sono una che combatte e non si spaventa anche di fronte alle battaglie difficili. Sono a disposizione della nostra comunità politica”. Se la politica doveva dimostrare qualcosa in questo difficile momento che il Paese sta attraversando non era certo questo. I cittadini hanno bisogno di risposte alle domande, di qualcuno che risolvere i problemi, che dimostri l’importanza di credere in qualcosa e in qualcuno. Mai come in queste elezioni politiche, invece, stiamo assistendo, in maniera trasversale, ad una partita a scacchi per assicurarsi collegi e poltrone. Il caso della Morani è emblematico e dimostra quanto la politica sia ancora lontana dai bisogni dei cittadini.