Fano (PU) – Eliminare la Fondazione Teatro e spingere sull’acceleratore per la fusione delle due Aset. Lo chiede Valter Adanti della segreteria di Sinistra Unita. Un partito che siede nel tavolo della giunta (assessore Samuele Mascarin) ma che non per questo si fa scrupoli nell’avanzare qualche critica per il tempo perso nel processo di fusione delle Aset e nel tenere in vita quello che si giudica un doppione e cioè la Fondazione Teatro.
“Al bilancio 2015 del Comune di Fano mancano all’appello quasi 5 milioni di euro. Non è un bilancio né da ritocchi né da tagli a pioggia, è un bilancio da scelte coraggiose : in una situazione di questo tipo lo status quo è irresponsabile. E chiedo a questa amministrazione a cui va la mia fiducia di essere all’altezza di queste aspettative e di non tirare a campare. Faccio due esempi, ma sicuramente ce ne sono tanti altri, di doppioni che costano ai cittadini che bisogna bonificare: la Fondazione Teatro e l’assessorato alla cultura, due strutture che costano per gestire la stessa cosa. Nei due mandati Carnaroli esisteva solo l’assessorato alla Cultura e gestiva il doppio del bilancio attuale. Ora il budget è dimezzato, ma è raddoppiata la struttura di gestione. E’ un errore della gestione Aguzzi, ma vogliamo continuare?”.
Poi l’attenzione si rivolge ad Aset spa ed Aset Holding: “Due aziende per gestire un territorio forse modesto anche per una sola, doppione nato per una vecchia disposizione nazionale da lunga data superata. Superata la norma, ma non superata la doppia struttura, che i cittadini pagano sulla bolletta. Ora c’è un indirizzo votato dal consiglio che va in direzione del superamento, ma il tempo passa e la cosa è lenta a concretizzarsi”.
“Si può giustamente obiettare che nel momento dell’eliminazione di un doppione non c’è un forte rientro economico, ma vogliamo navigare a vista, come ha fatto la giunta precedente?
Ormai sia il cittadino italiano che quello fanese sanno bene che se c’è una buca da tempo non tamponata sulla strada, se c’è una bolletta troppo cara nella cassetta della posta, a questo corrisponde qualche apparato dello stato o del comune non essenziale, che si arrampica sugli specchi per giustificare la propria esistenza”.