Fano (PU) – Ricevere bollette dell’acqua per 5.600 euro farebbe cadere in ginocchio chiunque, figuriamoci una 92enne che con quella somma magari ci campa tutto l’anno. Se poi gran parte di quei consumi sono imputabili a perdite occulte è ancor più comprensibile la volontà di cercare una mediazione per non pagare una cifra così importante anche perché a Fano c’è un trattamento diverso rispetto al resto del territorio sulle perdite occulte. L’Aset però non sembra sentire ragioni e alla 92ene ha inviato nei giorni scorsi una raccomandata nella quale le intima di pagare una delle due bollette (2.150,53 euro) con la minaccia del distacco dell’acqua se non ci sarà riscontro al sollecito entro 30 giorni. Bene Comune si è interessata alla vicenda perché il caso interessa la suocera di Paolo Tamburini, un consigliere dell’associazione, ed anche perché le apette hanno individuato delle responsabilità politiche da parte del Comune.
“Le scelte strategiche sulla gestione dell’acqua, come quelle delle tariffe, distacchi, gestione perdite occulte – dicono in coro Paolo Tamburini e Matto Giuliani – sono di natura politica e non possono essere rimesse al gestore ma devono far capo all’Aato e alle amministrazioni comunali. Nel caso Aset quindi è il Comune che ha la responsabilità delle scelte e dalla giunta Seri ci aspettavamo un segno di discontinuità rispetto al passato che ancora non c’è stato. La gestione dei distacchi e delle perdite occulte nel nostro Comune è ingiusta perché a Fano non vengono applicate le stesse regole che ci sono a Pesaro. In sostanza, riferendosi al caso specifico (la 92enne, ndr) a Fano è chiamata a pagare per avere consumato 1.500 mc mentre a Pesaro non avrebbe pagato nulla fino a 3.600 mc, cioè più del doppio. Questo perché l’Aset nel 2010, quando venne introdotta la disciplina uniforme in materia di perdite occulte da parte di Aato, chiese ed ottenne una proroga adducendo la necessità di adeguare le proprie tariffe alle nuove norme. Deroga che venne concessa con espressa previsione di riesame nel dicembre 2011. Dal 2011 ad oggi sono passati 5 anni e non è cambiato nulla. Al di là dell’inerzia dell’ente regolatore critichiamo il comportamento delle ultime due amministrazioni comunali perché non hanno sentito l’esigenza di tutelare i cittadini fanesi”.
La questione per Bene Comune è infatti questa: “I fanesi non sono affatto tutelati e tutti corrono il rischio di vedersi recapitare bollette stratosferiche e doverle pagare perché anche chi aderisce all’assicurazione per il Fondo di garanzia non viene rimborsato in toto”. Tamburini aggiunge: “Comunque, dopo che il caso di mia suocera è uscito sulla stampa, nessuno mi ha contattato né Comune né Aset. Anzi, ho inviato un reclamo al quale non ho ricevuto risposta nonostante la Carta del Servizio idrico integrato obblighi a farlo entro 30 giorni”