Fano (PU) – “Bisogna essere ciechi e sordi per considerare ‘ciclovia turistica’ un percorso stretto, trafficato e pericoloso che non rispetta la legge nazionale sulla mobilità ciclistica, la 2/2018”. Torna sull’argomento l’ambientalista Enrico Tosi.
“In sostanza, – afferma Tosi – spesso con motivazioni fumose e contraddittorie, il progetto approvato nel Consiglio comunale di Fano fa credere che si possa pedalare in sicurezza, ad esempio, nell’angusto sottopassaggio della A 14 di via Galilei, dove le auto sfrecciano a velocità eccessiva e non esiste neanche un piccolo spazio pedonale; lo stesso vale per gran parte di questo percorso scelto dalla Regione Marche (e inopportunamente accettato dal Comune di Fano) che di una vera ciclovia non ha nulla; o meglio, in più ha lo scontento di circa 100 espropriati e l’esborso di oltre 400 mila euro di denaro pubblico”.
“Strettamente collegata a questo progetto – delinea ancora Tosi – è l’ormai stucchevole questione dell’ex ferrovia Fano Urbino. Chi è favorevole al suo ripristino ha speso ben 1.350.000 euro per sapere attraverso uno studio affidato a RFI se questo è possibile; i risultati si sanno da almeno due anni ma non vengono divulgati perché, molto probabilmente, sono negativi e fanno quindi crollare tante promesse elettorali. In Consiglio comunale, oltre a parlare di un progetto strampalato che alla fine lascia irrisolta la questione fondamentale, cioè cosa fare di un’infrastruttura abbandonata da 37 anni, dovrebbe essere approvata all’unanimità una richiesta molto semplice: pubblicare lo studio di RFI. Questo aprirebbero scenari nuovi nell’urbanistica non solo fanese, soprattutto il fatto che, adeguatamente sistemato, il vecchio sedime potrebbe ospitare sia una ciclovia fatta secondo la legge sia moderni mezzi di trasporto collettivo su gomma, in grado di muoversi anche al di là degli attuali binari. Però, visti i precedenti, è chiaro che questa richiesta non verrà mai sottoscritta dai partiti politici che hanno tutto l’interesse a non far saper cosa dice lo studio e a lasciare le cose come stanno, con gravi danni per la qualità urbana e l’economia di tutta la valle del Metauro”.
“Nell’immagine, – conclude Enrico Tosi – in rosso è segnato il percorso individuato dalla Regione, in particolare nei pressi del sottopasso dalla A14”.