

Roma – Iniziato pochi minuti prima delle 19, si è concluso lo scrutinio all’Assemblea Nazionale, dove la maggioranza dei deputati – 364 su 574 – decreta la sfiducia sulla nuova legge di bilancio proposta dal governo di François Bayrou. È stato lo stesso premier ad avanzare la mozione di fiducia per sbloccare l’impasse sulla legge. Citando “fonti governative”, la testata France Inter sostiene che il premier presenterà le sue dimissioni al presidente Emmanuel Macron alle 8 di domattina. Accesi gli undici interventi dei rappresentanti dei gruppi politici all’Assemblea nazionale, che hanno preceduto la votazione e poi lo scrutinio. Tra i principali oppositori, Marine Le Pen della destra estrema del Rassemblement National, che ha definito “un obbligo, e non un’opzione” lo scioglimento delle Camere da parte del presidente Emmanuel Macron, invitandolo a indire al più presto nuove elezioni.
Dal lato opposto dell’arco partitico, Mathilde Panot, presidente di La France Insoumise (Lfi), ha sostenuto che Bayrou sarebbe “l’ultimo volto di una politica illegittima e ostinata, incapace di generare il minimo sostegno nel Paese”, confermando che il suo schieramento non condivide “né la diagnosi, né i rimedi” proposti dal premier attraverso una legge di bilancio che punta a tagliare 44 miliardi di spesa pubblica per contenere il debito. Invitando sia Bayrou che Macron a lasciare gli incarichi, Panot ha esposto il programma della Lfi: “Diplomazia non allineata al servizio della pace, ripresa economica attraverso il consumo popolare, giustizia fiscale, nuovi diritti, investimenti nel cambiamento e nell’adattamento ecologico e una transizione verso la Sesta Repubblica per porre fine al potere di uno a scapito di tutti”.
Eric Ciotti dell’Union des démocrates pour la République (Udr) ha a sua volta attaccato Bayrou, definendolo “un pompiere piromane”, sostenendo che il premier abbia calcolato di doversi dimettere e di voler sfruttare l’eventuale esito del voto di fiducia come “un trampolino di lancio” per le “prossime presidenziali” ma, ha tenuto a chiarire, “nessuno si è lasciato ingannare”. Si è poi detto convinto che “l’alleanza di opposti” che si è cercato di creare per raggiungere una coalizione di maggioranza “da Rn a Lfi” sia all’origine della “grave crisi attuale”, che non riguarda quindi Bayrou ma direttamente il presidente Macron. A sostegno del premier Bayrou è sceso naturalmente Gabriel Attal, ex primo ministro e leader di Ensemble, la coalizione di partiti centristi che sostengono il capo dello Stato. Attal ha invocato “un accordo di interesse generale”, ossia una “scelta di stabilità” che si basi sul “coraggio del compromesso”. Sottolineando che “non spetta ai cittadini risolvere i problemi del Parlamento, bensì al Parlamento risolvere i propri problemi e quelli dei cittadini”, Attal ha avvertito: “La Francia soffoca a causa di una situazione di stallo permanente, anche se tutto dovrebbe spingerci ad agire”, ricordando la scadenza del 31 dicembre, data ultima per la Francia per dotarsi di una legge di bilancio. Ad Attal aveva fatto eco Paul Christophe, leader di Horizons, schieramento membro di Ensemble: “La Francia non può permettere che la sua situazione di bilancio continui a deteriorarsi”, tuttavia “affinché uno sforzo sia accettato, deve essere compreso, quindi accolgo con favore lo sforzo di responsabilità e trasparenza compiuto oggi dal primo ministro”.