

Roma – “Signor Presidente, voglio presentarle la lettera che ho inviato al Comitato per il Premio Nobel. La candido per il Premio Nobel per la Pace, che è più che meritato, e dovrebbe riceverlo“. Con queste parole il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ospite ieri alla Casa Bianca, ha annunciato di aver nominato il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il Nobel per la Pace, consegnato negli anni a personalità, tra gli altri, come madre Teresa di Calcutta e Nelson Mandela. Trump ha ricevuto la nomina poche settimane dopo aver lanciato attacchi militari contro l’Iran. I due leader si sono incontrati per discutere del cessate il fuoco tra Israele e l’Iran, di un potenziale cessate il fuoco a Gaza e di un più ampio accordo di pace tra Israele e i paesi del Golfo.
Netanyahu ha elogiato gli sforzi dell’amministrazione Trump per “costruire la pace in molte regioni del mondo, soprattutto in Medio Oriente”. E parlando ai giornalisti all’inizio dell’incontro, il primo ministro ha affermato che Israele sta collaborando con gli Stati Uniti per trovare paesi che possano offrire ai palestinesi un futuro migliore. Prima della cena nella Sala Blu della Casa Bianca, come riporta il Guardian, a Trump è stato chiesto se ritenesse che i palestinesi dovessero essere allontanati con la forza da Gaza, in seguito alle notizie secondo cui Israele avrebbe predisposto un piano per costringere tutti i palestinesi di Gaza a trasferirsi in un campo sulle rovine di Rafah, un piano che è stato fortemente criticato come modello di pulizia etnica. “Si chiama libera scelta- ha risposto al suo posto Netanyahu, già ricercato dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra relativi alla guerra di Gaza- Sapete, se le persone vogliono restare, possono restare, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare“. “Non dovrebbe essere una prigione- ha ribadito Netanyahu- Dovrebbe essere un luogo aperto e dare alle persone la libertà di scelta. Stiamo lavorando a stretto contatto con gli Stati Uniti per trovare Paesi che si impegnino a realizzare ciò che hanno sempre detto di volere: dare ai palestinesi un futuro migliore”.