

Roma – Jacobs chiama, Tamberi risponde. Monaco come Tokyo. È solo Europa stavolta, ma è tutta italiana anche nel salto in alto. Gimbo si riprende l’oro continentale che aveva già vinto ad Amsterdam nel 2016. Salta 2,30 metri al secondo tentativo, fin dove l’ucraino Andriy Protsenko e il tedesco Tobias Potye non arrivano. Non sazio, proverà vanamente anche i 2,33 metri che gli erano valsi il quarto posto ai Mondiali di Eugene. Ma tanto basta, stavolta.
Sulla vetta del podio c’è lui. Gli altri qualche centimetro più giù a godersi il solito show italiano, compreso l’imbucata nella foto delle atlete dell’eptathlon mentre all’Olympiastadion suonano Bello e Impossibile di Gianna Nannini. Una notte magica partita in ritardo per un diluvio, bagnata poi da una pioggerellina resa invisibile dalla concentrazione dell’azzurro, che ha sgranato i 13 della finale uno ad uno come un rosario: percorso netto fino a 2,30, con Protsenko e il padrone di casa Potye a servirgli due match point. Al secondo è volato via, Tamberi. A chiudere un cerchio simbolico col fratello olimpico: a lui come a Jacobs manca solo il titolo Mondiale. Botta e risposta. Con appuntamento all’anno prossimo con l’ultimo pezzo di storia.
“Che gara difficile, quando ho visto che aveva cominciato a piovere sapevo che non erano le migliori condizioni per me, spesso scivolo. Ma mi son detto ‘ora o mai più’. Era l’ultima gara importante dell’anno, dopo quello che ho passato quest’anno“. Gianmarco Tamberi è campione europeo, e si gode un altro mezzo miracolo: “Ormai trovo dentro di me una forza diversa, anche attraverso gli ostacoli – dice ai microfoni Rai – Dopo il Covid avevo paura, volevo quasi smettere per risparmiarmi un’altra delusione dopo i tanti infortuni. Invece c’è qualcosa di magico. Ce l’ho fatta”.
Doppietta d’oro, Tamberi e Jacobs. Alle Olimpiadi e in Europa, ma senza Mondiali. Destini che si incrociano. Entrambi si sposeranno a breve. “Ci stimoliamo a vicenda, stiamo facendo il miglior campionato europeo di sempre – sottolinea Gimbo – Tra due settimane sposerò Chiara, è la donna della mia vita, che mi dà la forza di andare avanti. Ma adesso mi devo preparare per il prossimo impegno: l’addio al celibato. È bello staccare da questa stagione terribile, prima la coscia, poi le difficoltà con mio padre. Vincere l’oro dopo sei anni è stupendo”.
Il padre allenatore, i contrasti. Il futuro è da separati? “Lo vedremo, è ovvio che se riesco a fare queste cose è anche grazie a lui e al mio staff. Se lo merita tanto quanto me. È da 13 anni che lavora con me ed è giusto che si prenda una fetta di questa medaglia”. Tamberi è orgoglioso capitano della nuova atletica italiana: “Stiamo voltando pagina, stiamo trovando un nuovo sapore nell’atletica. Sono contento di essere capitano di una Italia così forte e unita, cerco di trasmettere il senso di non mollare mai, la mia storia deve servire a tutti nella vita”.