Fano (PU) – Il lungo cancello arrugginito è aperto e diventa semplice avventurarsi nell’ex mattatoio, il complesso che “accoglie” chi entra a Fano passando per il quartiere di San Lazzaro. Pochi passi e senza fatica, senza sfondare porte (che non ci sono) o forzare finestre (tutte divelte) si entra in uno degli scheletri di cemento in cui pendono ancora i ganci che venivano usati per appendere le carni per la macellazione.
Poi basta girare lo sguardo da sinistra a destra, dall’alto in basso, respirare l’olezzo proveniente dagli escrementi e dalle decine di rifiuti – per la gran parte indumenti e scarpe ma anche materassi, coperte, lettiere improvvisate per cani e gatti – per accorgersi della condizione in cui si trovano gli edifici, probabilmente diventati rifugio per disperati, senza dimora e tossicodipendenti, le cui siringhe si contano, una dopo l’altra, tra i pertugi dei canali di scolo presenti nel pavimento. L’ex mattatoio è così da anni.
Vissuto da chi una casa non ce l’ha, colorato dalle bombolette spray dei writer, attraversato da animali domestici e dai fanesi curiosi di vedere la fine che ha fatto un pezzo di città. La precedente amministrazione aveva provato ad alienarlo attraverso due aste, andate entrambe deserte. Per renderlo appetibile l’allora sindaco Aguzzi e la sua giunta avevano previsto una variante al Prg che trasformarva in edificabile i 14.156mq di area artigianale di cui 4.247mq di superficie utile lorda edificabile per un valore commerciale a base d’asta di 700mila euro.
“L’ex mattatoio è ancora una delle aree proposte per l’alienazione” dice l’assessore Marco Paolini che aggiunge: “Nel bilancio sono previste delle quote per le bonifiche da amianto in questa e in altre aree della città”. Sì perché nella zona, bonificata nel 2013 da 3 serbatoio di gasolio interrati e da una tettoia giudicata in condizione “pessime” (grado di giudizio che prevede lo smaltimento a causa della pericolosità) sono ancora presenti elementi potenzialmente “rischiosi”.
Dagli uffici tecnici del Comune fanno sapere che entro un mese è prevista una nuova valutazione dello stato di conservazione dell’amianto presente nel comparto in base al quale verranno poi valutate le azioni per un’eventuale messa in sicurezza.
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