Fano (PU) – Ritrovo ogni tanto, nelle mie pile di cartelline, fogli giallini scritti con una vecchia macchina da scrivere e correzioni a penna, che mi inviava lo scomparso amico Mario Omiccioli come “aiuto” alla mia ricerca di personaggi fanesi. L’ultimo scritto ritrovato è questo “Birimbelli”. Birimbelli, credo che si chiamasse così, era un ometto piccolo, vestito a male e peggio, anarchico, strillone e cantante. Cantava “‘Lugano bella’ ‘gli anarchici cantando con la speranza in cor!’. Ma faceva anche lo strillone nelle feste, specie nella estrazione della tombola in piazza; diceva i numeri: setteeee , le gambe delle donne , novantaaaaaa la paura. Non c’erano ancora i microfoni. Poi la moda della tombola in piazza passò, e così passò anche Birimbelli. Ma se lo incontravo gli facevo tornare il vecchio mestiere e il vecchio vizio. Gli dicevo un numero, da uno sino a novanta e lui li ripeteva con voce alta e con la gioia dei vecchi tempi. Era un gioco e una burla, forse un po’ amara. Finché al mio richiamo non mi rispose più. Taceva finché un giorno mi disse: ‘C’ho el mal de gola . Sò scialat!’. E così finì lo strillone Birimbelli: un piccolo eroe di una città che non c’é più”. Non c’è più neppure Mario Omiccioli con il suo grande amore per una città che non c’é più. Morto ad 84 anni Mario Omiccioli, figlio di un cordaio, era nato e vissuto vicino al mare ed al porto, assorbendone quegli odori ed umori che lo avrebbero portato, assieme alla grande amicizia con Fabio Tombari, a diventare anche lui il cantore della Fano d’antan e dell’ambiente marinaresco. Ambiente che fece principale protagonista del suo ultimo libro, “MarAmor”, pubblicato nel 2002. E “MarAmor I e II” sarebbero stati chiamati i due nuovi quader della famiglia Omiccioli-Rupoli sul molo di ponente del porto. Mario Omiccioli, giovane partigiano con Valerio Volpini e Corrado Isotti, fu ininterrottamente consigliere comunale a Fano dal 1946 al 1970, eletto nelle liste del Pci e poi consigliere e assessore provinciale. E’ stato giornalista (debuttò nel 1945 con una rivista di critica, “Eresia” e poi come inviato seguendo per 40 giorni la famosa occupazione della miniera di zolfo di Ca’ Bernardi). Fu anche scrittore, storico e poeta. All’inizio degli anni 80 ebbe un incarico in Provincia, dove oltre al semestrale “Pesaro Urbino” curò o scrisse diverse pubblicazioni e libri fra i quali “All’ombra della quercia d’oro”, scritto insieme a Nando Cecin e “L’Isauro e la Foglia”. Nel giugno 2006 curò il libro di poesie di Giuseppe Mari “Addio alle nostre armi”. Le pagine più belle di Mario Omiccioli, quando la sua prosa diventava poesia, sono state certamente quelle su Fabio Tombari, di cui pubblicò anche un inedito “Porto e Portolotti”.