Fano (PU) – “Negli ultimi anni si è lavorato tanto per far sì che i disturbi dell’apprendimento diventassero reali, riconosciuti. La dislessia non è un capriccio così come la discalculia non è una richiesta di attenzioni speciali da parte di uno studente svogliato. Sono piuttosto realtà con le quali gli insegnanti e i genitori devono misurarsi e non è detto che se ne esca sempre necessariamente sconfitti. Si tratta di occasioni, piuttosto: imparare a fare, ogni volta, di un problema, una risorsa”. Ad affermarlo sono Valentina Eusebi e Ada Birri Alunno, responsabili dello Studiolo Dino Ambrosini, centro fanese che nasce con l’obiettivo di creare uno spazio di lavoro in cui fare la conta dei propri limiti e delle proprie forze: DSA e non. “L’etichetta DSA non è l’apocalisse – sottolineano le due responsabili -. Si tratta di una caratteristica che crea inevitabili problemi nella vita quotidiana, ma, prima comprendendone il significato, poi facendo fronte alle difficoltà con strategie particolari e mirate, è una peculiarità con la quale convivere con la maggior serenità possibile. Il punto è uno: prima si arriva, meglio è. Per questo, in occasione della Settimana del Cervello, che si terrà a livello nazionale dal 12 al 18 marzo 2018, Lo Studiolo Dino Ambrosini, offre la possibilità di fare uno screening gratuito delle abilità di lettura, scrittura e calcolo. Lo screening gratuito è rivolto a bambini dai 6 ai 10 anni”. “L’obiettivo dell’indagine – aggiungono Valentina Eusebi e Ada Birri Alunno – è in primo luogo quello di sensibilizzare i genitori all’argomento e, in secondo luogo, quello di identificare precocemente i fattori di rischio e le difficoltà nelle aree di lettura, di scrittura e di calcolo così da attuare percorsi di potenziamento personalizzati e fornire un supporto per un’adeguata consapevolezza di se stessi fin dai primi delicati anni nei quali, i ragazzi, si misurano con realtà esterne alla famiglia come la scuola. Individuare precocemente una difficoltà, significa poter lavorare alla ricerca di strategie personali e strade alternative che permettano di arginare frustrazioni e disagi in età nelle quali, la consapevolezza delle proprie risorse è basilare. Curare no. Ma studiare felici, chi l’ha detto che non si può?”