A seguito del consiglio monotematico sulla sanità, lucia Tarsi di Noi città ideale scrive una lettera aperta al sindaco
- 9 Aprile 2018
Fano (PU) – Lucia Tarsi di Noi Città Ideale a seguito del consiglio comunale Monotematico sulla sanità, scrive una lettera aperta al sindaco Massimo Seri.
Caro Sindaco,
l’acceso dibattito che ha avuto luogo durante il Consiglio monotematico sulla Sanità, assieme alla passione e all’interesse che nutro da anni per questo tema, mi spingono a porgere alla sua attenzione alcune considerazioni, nella convinzione che il confronto dialettico sia lo strumento migliore per affrontare un problema così complesso, nel quale l’interesse di noi cittadini di Fano non sempre coincide con “l’interesse della città” , e il confine tra ciò che è giusto e ciò che è necessario è spesso confuso, un ostacolo che potrebbe impedire di compiere la scelta corretta.
In questi giorni abbiamo ascoltato e letto un lungo elenco dei soliti proclami autoreferenziali dei vertici PD nei quali il protocollo di intesa tra comune di Fano e Regione, che a breve sarà firmato, viene presentato alla nostra comunità come una vittoria, mentre a molti appare evidente che si tratti di una schiacciante sconfitta della nostra città, una vera debacle politica con tanto di spaccatura della maggioranza e di ritirata disordinata.
Ma analizziamo uno ad uno i vari punti del protocollo in corso di approvazione:
- Viene esaltata la creazione di una RSA, quando in realtà tale progetto è già sulla carta dal 2007, con un protocollo di intesa con l’allora assessore regionale Mezzolani che si impegnava nella creazione di una RSA a Fano in cambio di una variante del PRG che interessava l’area dell’ex Ospedaletto… Nulla di nuovo quindi rispetto a quanto già programmato, e tutto già sulla carta.
- Viene esaltata la costruzione di una nuova bretella stradale che consenta ai fanesi e agli abitanti della vallata del Metauro di raggiungere Muraglia; ma vivaddio, come sarebbe possibile in altro modo realizzare un nuovo ospedale in Muraglia, luogo scomodo da raggiungere da tutti (tranne che dai pesaresi) senza la possibilità di raggiungerlo?? La “NUOVA STRADA” è da sempre parte integrante del progetto NUOVO OSPEDALE!! Quindi, dov’è la vittoria? Dov’è la novità? Senza strada non si può fare neanche l’ospedale, è evidente. E quella strada è già stata ampiamente pagata dai cittadini fanesi: 20 milioni di euro di capitale immobile disponibile sono stati il prezzo pagato dalla nostra città per essere assorbita dall’ex Azienda San Salvatore oggi Marche Nord !
- Il nodo principale riguarda le affermazioni sul S. Croce, dove si è giocato abilmente con le parole: non viene “chiuso” nel senso che l’edificio non viene demolito, ma se si guarda l’elenco dei reparti che rimarrano in funzione, ci si accorge che E’ SPARITO TUTTO!! Oculistica sparisce, Otorino sparisce, Ginecologia sparisce… solo per elencare i principali reparti, che sono già il residuo tra ciò che era il nostro ospedale 5 anni fa e quanto nel frattempo è già stato trasferito al San Salvatore.
- E poi la chicca, il nuovo ospedale privato che si dovrebbe costruire a Chiaruccia, ma che, come al buon lettore della proposta di legge 145 non sarà sfuggito, potrà essere degnissimamente e legittimamente ospitato all’interno del S. Croce, con tutto lo spazio vuoto che si sarà creato e con il nuovo regolamento regionale che prevede (art.2 comma 6) l’utilizzo da parte del privato convenzionato di beni mobili e immobili di proprietà pubblica.
- Falsa infine l’affermazione che a Fano avremo 2 ospedali: perché sommando il reparto di Ortopedia (unico reparto del nuovo “ospedale privato”) a quel che rimarrà del Santa Croce, in totale non raggiungiamo neanche l’ombra dei servizi, già risicati, del S.Croce di oggi. La frase “l’ospedale privato integra il pubblico” è a dir poco esagerata…
In sintesi, lo scenario che si aprirà domani è il seguente: per qualunque patologia che richieda il ricovero, tutti a Pesaro, comprese le nascite. Esclusivamente per le problematiche ortopediche si potrà scegliere tra l’ospedale pubblico (l’attuale San Salvatore) e l’ospedale privato convenzionato a Fano. Non è dato di sapere ad oggi quali prestazioni saranno in convenzione, e quali no.
L’unico vero obiettivo della strategia ventennale del PD marchigiano era il nuovo ospedale per la città di Pesaro, cui si è aggiunto nell’ultimo decennio (anche a livello nazionale) il processo di privatizzazione della sanità, realizzato attraverso il depotenziamento dell’offerta sanitaria pubblica per indurre la migrazione dei pazienti verso i servizi sanitari privati.
Cronaca di una morte annunciata. Non siamo affatto stupiti, perché è ciò che anticipiamo da sempre. Era già nelle carte, scritto e documentato. Oggi cediamo definitivamente il nostro Ospedale e la sua storia, fatta di sacrifici, di eccellenze e di donazioni di generosi cittadini (Fondazione Carifano compresa), nelle mani della sanità pesarese, sempre attenta a tutelare i cittadini di Pesaro ma non altrettanto solerte nel riconoscere parità di diritti con gli altri abitanti della provincia.
Certamente ricorderà, Sindaco Seri, che agli inizi del suo mandato, nei giorni dell’occupazione del Santa Croce, noi di Fano Città Ideale suggerivamo a Lei di tenere nella dovuta attenzione la gravità della questione sanità, altrimenti avrebbe corso il rischio di passare alla storia come “il Sindaco che ha chiuso il S. Croce”.
Siamo all’epilogo della vicenda, e non è un bel finale.
Per onestà intellettuale va precisato che la conclusione desolante di questa storia ha avuto, nel corso degli anni, una lunga serie di responsabili, che in maniera diretta (per aver compiuto scelte dissennate), o in maniera più subdola (per aver taciuto e quindi avallato il processo), hanno permesso di arrivare a questo punto. A Lei Sindaco Seri è toccato l’ingrato compito di ereditare una situazione già ampiamente compromessa.
Ora siamo qui a rivolgerLe in extremis un appello non firmare, a non lasciare che la “ragion di stato” prevalga sugli interessi dei cittadini fanesi, e non solo fanesi; a non tradire la sua promessa di salvare il S. Croce, non come edificio ma come ospedale vero; a non accontentarsi di riprendere per la città di Fano ciò che alla città di Fano era semplicemente dovuto e già stabilito, anzi già pagato; ad alzare l’asticella, non fosse altro che per un motivo di orgoglio e dignità. Fano in questa partita ha già dato molto, anzi troppo; ora rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano.
In caso contrario, ci rammarica dirlo, questa non sarà stata una vittoria ma una scottante sconfitta. Di tutti.