VALLE DEL METAURO – C’erano anche organismi nocivi tra le 350.000 tonnellate, delle quali 1.820 importate in territorio pesarese, di prodotti falsi biologici rintracciati durante la maxi operazione “Vertical Bio” sviluppata grazie alla collaborazione della guardia di finanza di Pesaro e dall’Ispettorato frodi del ministero delle politiche agricoli e forestali, coordinati dall’autorità giudiziaria rappresentata dai sostituti procuratori della repubblica Silvia Cecchi e Giovanni Narbone. Le indagini, iniziate circa 2 anni fa, hanno infatti portato a scoprire una fitta rete di commercio di vari tipi di granaglie alimentari, le quali, oltre a non soddisfare i rigidi canoni del biologico, in alcuni casi presentavano elementi fitosanitari molto nocivi, in grado perfino di compromettere l’ormone della crescita. Grazie al lavoro certosino di tutti gli organi coinvolti, è stato possibile sgominare le due associazioni criminali, protagoniste della vicenda che avevano creato un canale di import export da svariati paesi esteri. Il sistema di frode consisteva in una prima fase nella quale veniva operata la produzione di granaglie in Moldavia, Ucraina, Kazakistan, che venivano qualificate come “biologiche” dagli organismi di certificazione situati nei medesimi paesi. Gli organi di controllo, che avrebbero dovuto svolgere un lavoro super partes, erano invece in accordo con le ditte e facilitavano la produzione dei documenti che certificavano la biologicità del prodotto. Tra i più attivi nella contraffazione, c’era anche un organo di controllo con sede a Fano. Successivamente le granaglie venivano importate in Italia, talvolta anche con l’interposizione di una società maltese eludendo i rigidi accertamenti previsti nel territorio nazionale. In tal modo la merce, era rivenduta sul territorio italiano e dell’Unione europea senza che fosse ulteriormente controllata. Questo sistema ha consentito alle aziende coinvolte di importare, dal 2007 al 2013, un quantitativo di granaglie di circa 350.000 tonnellate, costituto in particolare da mais, soia, grano, colza, semi di girasole, con il conseguimento di un fatturato stimato di circa 126 milioni di euro. Al termine delle operazioni le fiamme gialle pesaresi, hanno assicurato all’autorità giudiziaria 33 soggetti, tutti rinviati a giudizio. La Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato oltre 24 milioni di euro alle parti coinvolte, cifra stimata come pari all’incasso netto delle operazioni fraudolente. Sono state 2412 invece le tonnellate di granaglie sequestrate.