Fano (PU) – “L’Ambito sociale è stato in grado di coordinare, coinvolgere e creare valore aggiunto” sul territorio? A chiederselo è Gabriele Darpetti che sottolinea: “Non c’è dubbio che nel settore dei servizi sociali, in base all’attuale legislazione regionale, un ruolo importante lo gioca l’Ambito Sociale. Quindi non ci si può non interrogare se sul nostro territorio l’Ambito Sociale n.6 abbia svolto il ruolo che gli competeva. Al di là dei possibili errori fatti, e ne sono stati fatti diversi, un giudizio di tipo politico sul suo operato deve partire dalla verifica se l’Ambito è stato all’altezza di ‘coordinare’, ‘coinvolgere’, e ‘creare valore aggiunto'”.
“Il primo compito è infatti è quello di coordinare le politiche sociali dei Comuni che ricadono nel territorio che la Regione Marche gli ha assegnato. Ma per coordinare veramente, ossia evitare dupplicazioni di servizi ma anche realizzare quei servizi che mancano ad una comunità allargata composta da diversi Comuni, serve dimostrare – da parte del coordinatore di Ambito e del suo staff – competenza, capacità organizzative e autorevolezza“.
“Il secondo compito è sicuramente quello di coinvolgere, ossia quello di creare momenti stabili di partecipazione con tutti gli attori sociali presenti nel territorio: associazioni di volontariato, cooperative sociali, associazione di promozione sociale, enti caritativi, altre istituzioni sociali e sanitarie. Una concertazione permanente – e non episodica – destinata a leggere i bisogni e a ‘coprogettare‘ insieme la risposta a quei bisogni: è lo spirito della legge regionale istitutiva degli ambiti che lo chiede, ma ancor prima è la Legge nazionale 328 del 2000 che lo prevede. Ma è anche fondamentale per evitare la concorrenza – più o meno leale – tra soggetti diversi, anche di fuori territorio, nell’afffidamento dei servizi basandosi solo sul prezzo (cosa che nei servizi alla persona non dovrebbe avvenire mai), e per evitare la ‘mera fornitura di manodopera’ e non la coprogettazione di un servizio, che per la sua natura deve evolvere continuamente intercettando i bisogni che mutano quotidianamente”.
“Infine l’Ambito Sociale deve ‘creare un valore aggiunto‘ rispetto agli uffici e servizi sociali dei singoli Comuni, con la sua capacità di studiare, analizzare i problemi, proporre soluzioni, organizzare scambi costanti con altre realtà regionali e nazionali”.
“A mio modesto parere in questi ultimi anni l’Ambito non ha fatto questo. Diventa pertanto necessario azzerare l’attuale organigramma per ricostruirne da capo sia le figure apicali, sia il suo staff di supporto, magari ripensando pure il modello organizzativo e le modalità di ‘governance’ di questo strumento fondamentale per realizzare politiche sociali efficienti ed in costante aggiornamento sui bisogni reali delle nostre comunità territoriali, e con la partecipazione effettiva di tutti i soggetti sociali attivi (comprendendo gli utenti dei servizi e le associazioni di tutela dei loro diritti)”.