

Venezia – Ricette mediche create con l’intelligenza artificiale: il caso arriva dal Veneto, con la segnalazione di Daniela Giovanetti, presidente di Federfarma Vicenza, sulla ‘guardia alta’ delle farmacie, delle Aziende socio-sanitarie e delle Forze dell’ordine per l’uso illegale e illecito di ‘ricette’ false e create con l’Ia. Questo dopo che nella provincia di Vicenza si è registrata un’intensificazione di richieste di farmaci mediante ricette false o fotocopiate. Federfarma Vicenza ha lanciato l’allarme: dall’inizio dell’anno, segnala, sono già quasi quaranta le ricette, al ritmo di quasi due alla settimana, le segnalazioni di persone che si sono recate nelle farmacie con ricette false o fotocopiate per ottenere in modo illegittimo farmaci stupefacenti. E la cosa preoccupa la Lega. “Nessuno mette in dubbio che l’intelligenza artificiale sia utile, ma che ci siano persone che arrivano ad usarla per falsificare le ricette mediche significa che stiamo raggiungendo la follia e peggio ancora che non siamo più in grado di governare un processo di crescita tecnologica”, scrive in una nota Silvia Maino, consigliera regionale vicentina di Lega-Liga Veneta.
C’è dunque “un fenomeno che deve essere messo costantemente sotto i riflettori, preoccupante”, commenta Maino sottolineando ai cittadini “la pericolosità dell’uso senza controllo medico di alcuni farmaci. È fondamentale che la gente capisca che richiedere la prescrizione di una ricetta, rivolgendosi al proprio medico di base è un passaggio dal quale non si può prescindere, per un corretto rapporto fra chi prescrive e chi eroga il farmaco”.
L’allarme arrivato da Vicenza “non deve essere sottovalutato” anche perché, come evidenzia ancora Maino, “riguarda in particolare alcune categorie di farmaci: le benzodiazepine, utilizzate su prescrizione medica come ansiolitici, sedativi o sonniferi, richieste dai tossicodipendenti, o farmaci oppioidi, come fentanyl e ossicodone e tramadolo, utilizzati come antidolorifici nei pazienti che soffrono di dolori cronici neuropatici o nei malati terminali, che inducono dipendenza e possono essere utilizzati con sovradosaggi pericolosi su persone assistite in casa inducendo uno stato di sedazione. Basti ricordare- aggiunge Maino- il caso della badante vicentina finita in carcere e che grazie all’utilizzo di medicinali ottenuti addirittura senza prescrizione ha fatto morire alcuni anziani che accudiva. Un allarme sociale, ribadisco, che non deve essere sottovalutato e che le farmacie in primis devono verificare quando ci sono dei sospetti”, conclude.