Pesaro – Formazione e presa in carico personalizzata per costruire un percorso che aiuti i pazienti adolescenti e giovani adulti con il disturbo dello spettro autistico a migliorare il più possibile la qualità della vita. Di questo si è discusso durante l’incontro tra il direttore Generale Ast Pu Nadia Storti e l’associazione SOfare, associazione di promozione sociale per sostenere utenti e le famiglie di pazienti adolescenti con disturbo dello spettro autistico.
“Due elementi chiave emersi durante l’incontro – aggiunge il direttore Ast Pu Nadia Storti – sono la formazione e la presa in carico personalizzata dei pazienti. Investire in programmi formativi specifici per il personale sanitario e non solo, al fine di garantire un approccio più consapevole e adeguato alle esigenze degli adolescenti autistici che troppo spesso al termine del percorso scolastico non trovano alternative rispetto ai centri diurni. Lavorare insieme all’associazione ci permetterà di costruire percorsi appropriati per permettere ai ragazzi di acquisire competenze e abilità che li possano aiutare a inserirsi nella comunità ed in particolare nel mondo del lavoro per avere la possibilità di costruirsi un futuro indipendente. Questo incontro è l’inizio di una collaborazione con l’associazione, una sinergia che certamente sarà sempre più importante a mano a mano che prenderà anche forma il progetto per il centro dell’autismo a cui stiamo lavorando”.
“Crediamo che il dialogo con le istituzioni sia fondamentale – spiega la presidente dell’associazione Rita Capone Bianchi – per costruire percorsi adeguati alle esigenze dei pazienti, in particolare in merito allo sviluppo di nuovi progetti che vadano al di là dell’assistenzialismo e che contribuiscano a costruire un futuro concreto e autonomo per questi ragazzi. Ringraziamo la direttrice per l’attenzione dimostrata e siamo pronti a collaborare in particolare sulla progettualità del nuovo centro per l’autismo che ci auguriamo possa essere ampio sia nella struttura che per la parte contenutistica e che sia un punto di riferimento non solo per la diagnosi precoce, per la presa in carico complessiva e personalizzata del paziente, per il ricovero e un punto di riferimento per la formazione e l’apprendimento del paziente stesso e delle loro famiglie”.